Un’articolata rete di corruzione e scambio di favori, tessuta attorno alla figura dell’ex consigliere regionale Nicola Ferraro – già condannato per concorso esterno all’associazione camorristica dei Casalesi – è al centro di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha portato a numerose ordinanze cautelari e scuote il tessuto amministrativo di diverse province campane e siciliane.
L’indagine, denominata “Sistema Ferraro”, rivela un modus operandi complesso e radicato, volto a manipolare gare d’appalto, soprattutto nel settore della gestione dei rifiuti, in cambio di voti e favori politici.
Al centro dell’attenzione è il sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, coordinatore provinciale di Forza Italia, sospeso dalla carica e posto agli arresti domiciliari.
Guida è accusato di aver ottenuto un considerevole numero di preferenze alle elezioni provinciali grazie all’intermediazione di Ferraro, in cambio della promessa e dell’azione volta a revocare un appalto per la gestione dei rifiuti, originariamente assegnato alla società Econova, per favorire la Czeta Srl, riconducibile a un’imprenditore legato a Ferraro.
La revoca sarebbe avvenuta tramite la produzione di presunti inadempimenti contrattuali, presentati come pretestuosi.
Lo schema corrutivo non si è limitato ad Arienzo.
San Giorgio del Sannio è un altro nodo cruciale dell’indagine, dove figurano tra gli indagati l’ex sindaco Angelo Ciampi e l’ex amministratore e presidente della commissione di gara Pietro Buonanno.
Questi ultimi, sebbene Buonanno sia agli arresti domiciliari e Ciampi abbia visto rigettata la richiesta di domiciliari, sono sospettati di aver ricevuto una tangente di 10.000 euro come parte di un più ampio versamento di 90.000 euro per favorire la Czeta Srl, che, nonostante un’offerta non vincente, si è vista assegnare l’appalto a scapito della società inizialmente selezionata.
L’inchiesta si estende anche all’ambito universitario, coinvolgendo il rettore dell’Università Parthenope di Napoli, Antonio Garofalo, destinatario di un’interdittiva biennale dall’esercizio di pubblici uffici.
L’accusa lo ritiene responsabile di aver agito per revocare un appalto alla Romeo Gestioni, favorendo la Dussman Service spa, presumibilmente parte del sistema gestito da Ferraro, in cambio di un viaggio a Mykonos.
A Frattamaggiore, l’ascesa della società di Ilario nel settore dei rifiuti sarebbe stata agevolata dall’intervento di figure legate al clan Nuvoletta, come Domenico Romano e lo zio Vincenzo Agizza, entrambi finiti agli arresti domiciliari, e dalla complicità del consigliere comunale Luigi Grimaldi.
Il raggio d’azione del “Sistema Ferraro” si è rivelato essere transregionale.
Documenti e testimonianze emergono da accordi con Francesco Santapaola, nipote del storico capo clan Benedetto Nitto, per consentire alle imprese Ciummo, di Cassino, di aggiudicarsi l’appalto dei rifiuti a Catania (lotto nord).
Questi accordi dimostrano una capacità di proiezione e di infiltrazione nel tessuto economico e politico che va ben oltre i confini campani, configurando un’organizzazione complessa e ramificata, capace di manipolare processi decisionali a diversi livelli istituzionali.
L’inchiesta, quindi, non solo mette a nudo pratiche corruttive, ma rivela una profonda erosione dei principi di legalità e trasparenza nell’amministrazione pubblica.