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giovedì 6 Novembre 2025

SSN a rischio: il bilancio 2026 riaccende l’allarme

La manovra di bilancio per il 2026 solleva nuovamente l’urgenza di una riflessione profonda sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), riaccendendo un dibattito già ampiamente acceso negli ultimi anni.
L’allarme, espresso con forza dalla Cgil e corroborato dai dati della Fondazione Gimbe, non si concentra solo sulla mera quantità delle risorse destinate alla sanità, ma sulla loro evoluzione nel contesto economico complessivo del Paese.
La critica centrale riguarda la progressiva erosione della quota di Prodotto Interno Lordo (PIL) allocata al SSN. La cifra di una riduzione di quasi mezzo punto di PIL dal 2022, pari a circa nove miliardi di euro annuali, non è solo un dato numerico, ma il sintomo di una strategia di finanziamento che, a detta delle organizzazioni sindacali e degli analisti, compromette la capacità del sistema sanitario di rispondere efficacemente alle crescenti esigenze della popolazione.

Questa riduzione non va interpretata isolatamente.
Essa si inserisce in un quadro più ampio caratterizzato da fattori demografici in rapida trasformazione – l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie croniche e l’incremento della longevità – che impongono un aumento della domanda di servizi sanitari.

Allo stesso tempo, l’inflazione persistente e l’aumento dei costi energetici gravano sui bilanci delle strutture sanitarie, rendendo più difficile garantire l’accesso a cure adeguate.

Il rischio di un sottofinanziamento cronico non è solo una questione di risorse finanziarie, ma anche di risorse umane.
La carenza di personale sanitario – medici, infermieri, operatori socio-sanitari – è una criticità già presente da tempo, aggravata dalla pandemia e dalle condizioni di lavoro spesso difficili.

Un sistema sanitario sottofinanziato è destinato a perdere professionisti, a ridurre i servizi offerti e ad aumentare i tempi di attesa, con conseguenze dirette sulla salute dei cittadini.
È cruciale, quindi, non limitarsi a contestare i numeri del Governo, ma proporre soluzioni concrete e sostenibili per il futuro del SSN. Ciò implica una revisione profonda dei criteri di finanziamento, che tenga conto dei bisogni reali della popolazione, dell’evoluzione demografica e dell’inflazione.
È necessario investire in prevenzione, promozione della salute e innovazione tecnologica, per migliorare l’efficienza del sistema e ridurre i costi a lungo termine.

Inoltre, è fondamentale rafforzare il ruolo della medicina territoriale, con la creazione di Case della Comunità e Ospedali di Comunità, per garantire una presa in carico globale del paziente e ridurre il carico sugli ospedali.
La collaborazione tra pubblico e privato, basata su principi di equità, trasparenza e controllo pubblico, può contribuire a migliorare l’offerta di servizi sanitari, ma non deve compromettere l’universalità e l’accessibilità del SSN. Il futuro del sistema sanitario nazionale dipende dalla capacità di costruire un patto sociale ampio e condiviso, che metta la salute dei cittadini al centro delle priorità politiche ed economiche del Paese.

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