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giovedì 13 Novembre 2025

Vannacci e il Fascismo: tra Storia, Revisionismo e Identità Nazionale

Il recente intervento di Roberto Vannacci riaccende un dibattito, per molti versi mai sopito, attorno alla rappresentazione del fascismo e alla sua collocazione nel panorama storico italiano.
La strategia comunicativa utilizzata, apparentemente volta a distinguere tra fatti storici documentati – affermazioni che, secondo Vannacci, rientrano in un corpus di conoscenze consolidate e accessibili a chiunque abbia seguito un percorso di studi – e interpretazioni soggettive, si rivela in realtà un artificio che non altera minimamente la sostanza del suo approccio.

La distinzione, abilmente costruita, rischia di offuscare la continuità ideologica e politica che lega gli eventi citati – dalla Marcia su Roma, momento fondativo del regime, alle leggi razziali, espressione di una politica persecutoria e discriminatoria – a un’ideologia ben precisa.
Affermare che la conoscenza di tali eventi sia accessibile attraverso i manuali scolastici, implica una sorta di esonero dalla responsabilità di confrontarsi criticamente con le implicazioni etiche, politiche e sociali che ne derivano.

Il fascismo non è un mero insieme di eventi storici da catalogare in una cronologia.

È un fenomeno complesso, radicato in un contesto storico preciso, con radici profonde nel nazionalismo, nell’autoritarismo e nel mito della forza.

La sua eredità si manifesta non solo in documenti ufficiali e atti normativi, ma anche in un immaginario collettivo, in modelli di comportamento e in una visione del mondo che hanno segnato profondamente la cultura italiana.

La minimizzazione del ruolo ideologico del fascismo, mascherata da apparente rigore filologico, rischia di legittimare un revisionismo storico pericoloso, che mira a sminuire la gravità delle responsabilità del regime e a offuscare la memoria delle vittime.

La revisione del passato non deve essere intesa come una ricerca di verità alternative, ma come un esercizio critico e consapevole, volto a comprendere le cause e le conseguenze di eventi tragici, per evitare che si ripetano.
L’attuale polemica, che coinvolge anche esponenti della Lega, testimonia come la questione del fascismo continui a rappresentare un terreno di scontro politico e ideologico all’interno della coalizione di governo.
L’irritazione manifestata da alcuni esponenti della Lega suggerisce una presa di distanza, seppur timida, da posizioni che appaiono sempre più isolate nel panorama politico italiano e europeo.

La questione sollevata non è meramente accademica o storica.

È una questione di identità nazionale, di valori democratici e di rispetto per la memoria.
Richiede un dibattito aperto, onesto e basato su dati storici verificabili, che non possa essere manipolato o strumentalizzato per fini politici.

Il rischio, altrimenti, è quello di erigere un muro di oblio che impedirebbe all’Italia di guardare al suo passato con senso di responsabilità e di consapevolezza.

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