Il vertice del G7 in Canada si configura come un crocevia diplomatico di straordinaria delicatezza per il governo Meloni, con l’attesa di un confronto, formale o informale che sia, con Donald Trump che assume un peso geopolitico inatteso. L’incertezza che avvolge la natura di questo incontro – un vero e proprio bilaterale o una conversazione più distensiva – non diminuisce la sua importanza strategica, data la crescente instabilità regionale alimentata dal conflitto israelo-iraniano. La proposta di Trump di includere Vladimir Putin come mediatore in questo scenario, un’apertura inattesa che ha destato sorpresa anche a Roma, intensifica la complessità della situazione.L’agenda dei sherpa, i consiglieri diplomatici dei sette Paesi membri, è già gravata da tensioni, e l’irruzione di questa nuova variabile complica ulteriormente le trattative. Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, si trova a navigare in acque agitate, richiedendo un approccio misurato e ponderato. Sebbene Meloni, tra i leader del G7, condivida alcune affinità politiche con Trump, la proposta di coinvolgere Putin, figura percepita in Italia come principale responsabile dell’aggressione all’Ucraina e ostacolo alla risoluzione del conflitto, crea una frattura profonda. Questa dinamica pone il governo italiano di fronte a una sfida complessa: bilanciare la necessità di mantenere un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti con la ferma condanna dell’azione russa.L’approccio di Meloni, che in precedenza ha privilegiato la moderazione e l’evitare reazioni impulsive alle dichiarazioni di Trump, testimonia una strategia di contenimento delle frizioni. Questa linea politica, improntata alla prudenza e all’esigenza di disinnescare le tensioni, si è tradotta in un’enfasi sulla de-escalation e sul mantenimento di canali di comunicazione aperti. Tuttavia, l’ipotesi di Putin come mediatore introduce un elemento di imprevedibilità che rischia di minare l’equilibrio diplomatico.Allo stato attuale, Palazzo Chigi si astiene da commenti ufficiali, sottolineando la necessità di attendere gli sviluppi dei bilaterali tra Trump e gli altri leader mondiali, e di valutare attentamente le indicazioni che emergeranno dalla cena di lavoro dedicata alle questioni geopolitiche. Questa cena, in particolare, si preannuncia cruciale per definire le prossime mosse del G7 e per delineare una risposta coordinata alla crisi israelo-iraniana, una crisi che rischia di destabilizzare l’intera regione e di avere ripercussioni globali. Il vertice si rivela quindi un banco di prova per la capacità del governo Meloni di gestire un momento di massima complessità internazionale, navigando tra alleanze strategiche e divergenze ideologiche con l’obiettivo di preservare gli interessi nazionali e contribuire alla stabilità globale. La presenza di Ginevra Meloni, figlia della premier, a Kananaskis, suggerisce un’attenzione particolare alla comunicazione e alla percezione dell’immagine italiana in questo contesto delicato.