La diaspora italiana, un fenomeno complesso e multiforme, incide profondamente sul tessuto identitario nazionale, rendendo la questione della cittadinanza un nodo cruciale nel discorso pubblico. L’incontro del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) al Quirinale, non è un evento isolato, ma il sintomo di una riflessione più ampia e urgente.La migrazione italiana non è una storia monolitica; si articola in ondate successive, motivate da circostanze socio-economiche divergenti. Dalla grande emigrazione post-unitaria, spinta dalla povertà e dalla mancanza di opportunità nel Sud, all’emigrazione del secondo dopoguerra, focalizzata sul lavoro e sulla ricerca di una vita migliore in Europa e nelle Americhe, fino alle nuove forme di mobilità del XXI secolo, caratterizzate da competenze specialistiche, ricerca di istruzione e dinamiche familiari transnazionali.La dispersione geografica degli italiani ha generato una costellazione di comunità all’estero, ciascuna con la propria identità, tradizioni e legami con la madrepatria. Queste comunità non sono semplici repliche dell’Italia, ma entità in continua evoluzione, che assimilano elementi culturali locali e contribuiscono a plasmare la loro realtà ospitante. Il CGIE, in particolare, rappresenta un importante interlocutore per il governo italiano, portando avanti le istanze e le esigenze di milioni di italiani residenti all’estero, spesso interfacciandosi con sfide legate all’assistenza consolare, alla tutela dei diritti dei lavoratori e alla trasmissione della cultura italiana alle nuove generazioni.La questione della cittadinanza, in questo contesto, assume connotazioni particolarmente delicate. Il diritto *jus sanguinis*, che regola la trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza, è stato oggetto di dibattito e proposte di riforma, con l’obiettivo di conciliare la tutela dell’identità nazionale con il riconoscimento dei diritti delle persone di origine italiana nate all’estero. L’impatto demografico e culturale di queste persone è significativo, e il loro contributo all’economia e alla società italiana, spesso sottovalutato, merita maggiore considerazione.Inoltre, l’incontro al Quirinale evidenzia una crescente consapevolezza del ruolo degli italiani all’estero come ambasciatori culturali e diplomatici non ufficiali. La loro esperienza transnazionale, la loro capacità di comprendere diverse prospettive e la loro conoscenza di realtà economiche e sociali differenti, rappresentano un patrimonio inestimabile per l’Italia, che deve essere valorizzato e incentivato. Il dialogo costruttivo tra la madrepatria e le sue comunità all’estero è essenziale per affrontare le sfide globali e per costruire un futuro condiviso, basato su valori di inclusione, solidarietà e rispetto reciproco. Il futuro dell’Italia è intrinsecamente legato alla sua diaspora, e la comprensione e il riconoscimento del suo contributo è fondamentale per il benessere e la prosperità del paese.