Aglianico a rischio: dazi USA penalizzano i vini lucani

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Alle porte della vendemmia 2025, un’annata che si prospetta favorevole per il panorama vitivinicolo lucano, con una crescita stimata della produzione intorno al 20% e uve che denotano un’eccellente salute fitosanitaria, l’associazione Cia Potenza solleva un campanello d’allarme.

Il presidente Giambattista Lorusso, con lucidità, evidenzia come l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, che prevede dazi al 15%, si stia configurando sempre più come un compromesso insostenibile, una capitolazione di fronte a interessi economici divergenti.

La Basilicata, terra di tradizioni vitivinicole radicate, si trova a pagare un prezzo troppo alto.
Non solo la produzione di vino subisce un colpo significativo, ma l’intero comparto agroalimentare viene sacrificato sull’altare di un accordo che favorisce il settore automobilistico.
Questa distorsione negoziale appare come una chiara indicazione di priorità disallineate, dove la ricchezza culturale e la vocazione agricola di territori come la Basilicata vengono messe in secondo piano.
Si tratta del 24% delle esportazioni di vini Doc lucani, in particolare l’aglianico, un vitigno simbolo del territorio, che trovano sbocco in ristoranti e negozi specializzati degli Stati Uniti.
Il giro d’affari complessivo, che oscilla tra i 13 e i 15 milioni di euro, rappresenta un elemento cruciale per l’economia locale e per la salvaguardia di un patrimonio culturale inestimabile.

L’aumento dei dazi rischia di rendere la bottiglia di aglianico, un prodotto di alta qualità e con una storia millenaria, meno competitiva, spingendo i consumatori verso alternative più economiche provenienti dalla California.
Un simile scenario comporterebbe non solo una perdita economica, ma anche un impoverimento dell’identità territoriale e della capacità di promuovere l’eccellenza italiana all’estero.
La direttrice di Cia Potenza, Giovanna Perruolo, focalizza l’attenzione sulle realtà più vulnerabili del sistema vitivinicolo lucano, quelle cosiddette di “vitivinicoltura eroica” disseminate nelle aree interne.

Si tratta di aziende a conduzione familiare che operano in condizioni ambientali spesso difficili, dove la produzione è limitata ma la passione e l’impegno sono illimitati.

Queste aziende necessitano urgentemente di sostegno finanziario e di misure di incentivazione per evitare che varietà autoctone come la malvasia di montagna e il passito lucano, custodi di saperi antichi e di biodiversità unica, vadano incontro alla scomparsa.

La perdita di queste varietà rappresenterebbe un danno irreparabile per il patrimonio culturale e genetico della regione.
Oltre alle preoccupazioni legate all’accordo commerciale, Cia Potenza si sta dedicando con grande attenzione alla gestione dei danni causati dagli eventi calamitosi di Ferragosto e dei giorni successivi.
La resilienza delle comunità agricole e la capacità di ricostruire e ripartire, anche dopo le avversità, sono elementi fondamentali per garantire la continuità della produzione e la salvaguardia del territorio.

L’auspicio è che, parallelamente alla risoluzione delle questioni commerciali, si possa trovare un supporto concreto per le aziende agricole colpite dagli eventi naturali, contribuendo a rafforzare la loro capacità di superare le difficoltà e di continuare a produrre vino di qualità, custodi di un’eredità vitivinicola millenaria.

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