La Basilicata agricola è alle prese con una crisi devastante, esacerbata da un clima sempre più instabile e imprevedibile.
Le immagini di campi sommersi e serre rase al suolo, in particolare nel Materano, testimoniano l’impatto brutale delle recenti piogge torrenziali, con pesantissime ripercussioni su filiere vitali come quella della fragola, ma non solo.
Non si tratta di un evento isolato, bensì di una sequenza drammatica che si inserisce in un quadro di oscillazioni climatiche estreme: periodi prolungati di siccità alternati a ondate di precipitazioni violente.
Questa dinamica, intrinsecamente legata ai cambiamenti climatici globali, non solo distrugge i raccolti, ma compromette la resilienza stessa del sistema agricolo lucano.
La pioggia, invece di rappresentare una risorsa, si trasforma in un elemento distruttivo, aggravato dalla progressiva impermeabilizzazione dei suoli, conseguenza della prolungata assenza di precipitazioni regolari.
Il paradosso è duplice: la mancanza d’acqua durante i periodi siccitosi e l’impossibilità di trattenere e utilizzare le abbondanti acque piovane quando queste si manifestano con violenza.
La denuncia della Coldiretti Basilicata non si limita a descrivere l’emergenza, ma punta il dito contro una gestione idrica inefficiente e carente di visione strategica.
In particolare, l’immobilismo della Società Acque del Sud, con le traverse del Sarmento e di Trivigno ferme da troppo tempo, rappresenta un ostacolo insormontabile per la corretta gestione della risorsa idrica.
Queste infrastrutture, se funzionanti, consentirebbero di captare e immagazzinare l’acqua piovana, indirizzandola verso gli invasi di Monte Cotugno e San Giuliano, anziché lasciarla defluire in mare, sprecata.
La soluzione proposta da Coldiretti, lungimirante e ambiziosa, si articola in un piano organico che mira a trasformare la vulnerabilità in opportunità.
L’obiettivo è duplice: massimizzare la raccolta di acqua piovana, rendendola disponibile per usi civili, irrigazione agricola e produzione di energia idroelettrica pulita, e contemporaneamente mitigare il rischio di esondazioni.
La realizzazione di un piano invasi potenziato da sistemi di pompaggio non solo garantirebbe un approvvigionamento idrico costante, ma contribuirebbe anche a promuovere la transizione verso un modello energetico sostenibile, generando energia pulita e riducendo la dipendenza da fonti fossili.
Si tratta di un investimento strategico che, al di là della sua valenza economica, rappresenta un atto di responsabilità verso le future generazioni e un impegno concreto per la salvaguardia del territorio lucano.
La sfida è complessa, ma il potenziale di trasformazione è enorme.






