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venerdì 7 Novembre 2025

Confisca a Salerno: 500.000 Euro al Potentino Pericoloso

L’azione decisa della Corte d’Appello di Salerno, culminata nell’esecuzione da parte della Guardia di Finanza, rappresenta una tappa significativa nella lotta contro l’evasione fiscale e i comportamenti che, pur non configurando reati in senso stretto, alimentano la criminalità organizzata.
Il provvedimento di confisca preventiva, gravato su un patrimonio stimato in circa 500.000 euro, è il risultato di un’analisi complessa e di un iter giudiziario articolato, che ha visto il coinvolgimento di diverse istanze giudiziarie.

L’operazione si concentra sull’attività di un imprenditore potentino, operante nel settore del commercio di autoveicoli, già oggetto di particolare attenzione per la sua qualificazione come “soggetto fiscalmente pericoloso” ai sensi del Codice Antimafia.

Questa designazione, che recide il rapporto tra accesso al credito e pubblica amministrazione, segnala un’anomalia nel rapporto tra ricchezza e trasparenza finanziaria, sollevando sospetti di attività illecite o di collusione con ambienti criminali.
Il percorso che ha portato a questa confisca è stato segnato da un’inversione di rotta.
Inizialmente, nel 2023, la Corte d’Appello di Potenza aveva disposto la revoca di un precedente provvedimento di confisca emesso dal Tribunale locale.
Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una sentenza di annullamento con rinvio, ha rimesso la questione alla Corte d’Appello di Salerno, che ha riaperto il caso e confermato la confisca, dimostrando una maggiore sensibilità verso le indicazioni fornite dalla Suprema Corte.

Le indagini, condotte nel corso del 2023, hanno evidenziato una marcata “pericolosità sociale economico-finanziaria” dell’imprenditore.
Non si tratta semplicemente di evasione fiscale, ma di un insieme di comportamenti che, sebbene non immediatamente condannabili, suggeriscono un sistema di gestione patrimoniale opaco e potenzialmente funzionale a interessi criminali.

L’elemento chiave è la significativa discrepanza tra il patrimonio accumulato e i redditi ufficialmente dichiarati, un campanello d’allarme che spinge le autorità a intervenire preventivamente per bloccare i flussi finanziari sospetti.
La confisca incide su una pluralità di asset aziendali e immobiliari: due società di capitali, costituenti il cuore dell’attività imprenditoriale, una lussuosa villa destinata alla residenza privata e attrezzature specialistiche impiegate per un autonegozio, che potrebbe essere utilizzato per attività commerciali irregolari o per il riciclaggio di denaro.
La misura non si limita a privare l’imprenditore dei suoi beni, ma mira a interrompere un modello di accumulo di ricchezza basato su una logica elusiva e potenzialmente lesiva del bene pubblico.

Questo atto rappresenta un messaggio chiaro: l’applicazione rigorosa degli strumenti preventivi offerti dal Codice Antimafia è fondamentale per contrastare efficacemente l’infiltrazione della criminalità nell’economia legale.

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