La recente sentenza della Corte d’Appello di Potenza sancisce l’irrevocabilità della confisca preventiva su un complesso di beni immobiliari e terreni, un provvedimento che rappresenta un significativo successo nell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali operanti nella regione.
L’uomo, residente a Palazzo San Gervasio, era precedentemente sottoposto a sequestro da parte della Guardia di Finanza, sulla base di gravi indizi che lo collegano a un’associazione dedita all’approvvigionamento e alla distribuzione di sostanze stupefacenti nel nord della Basilicata, un’attività illecita che aveva generato un ingente profitto.
La decisione della Corte d’Appello, di natura definitiva, preclude qualsiasi possibilità di revisione o modifica, nemmeno in caso di presentazione di nuove evidenze.
Questo aspetto cruciale risiede nella natura “autonoma e sufficiente” dei presupposti che hanno originato la confisca, un elemento distintivo che eleva il provvedimento al di sopra di contestazioni successive basate su prove diverse o interpretazioni alternative.
In sostanza, la Corte ha ritenuto che il legame tra l’attività criminale presunta e il patrimonio immobiliare sia tale da giustificare la confisca, indipendentemente da ulteriori sviluppi nel procedimento penale.
L’acquisizione definitiva al patrimonio dello Stato dei beni sequestrati, per un valore complessivo stimato in 400.000 euro, costituisce un significativo colpo finanziario per l’organizzazione criminale, privandola di risorse che avrebbero potuto essere reinvestite in ulteriori attività illecite.
Questa misura non solo incide direttamente sulle capacità economiche del gruppo, ma funge anche da potente deterrente per altri potenziali affiliati, segnalando l’inasprimento delle strategie di contrasto da parte delle autorità.
Il provvedimento di confisca rappresenta un esempio emblematico di applicazione dell’articolo 119 del Testo Unico Antidroga, che consente alle autorità giudiziarie di confiscare i beni di origine illecita o comunque legati all’attività criminosa, anche in assenza di una condanna definitiva.
L’azione delle Forze dell’Ordine e la pronuncia della Corte d’Appello sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare e coordinato nella lotta alla criminalità organizzata, che combina indagini patrimoniali, attività di acquisizione di prove finanziarie e collaborazione tra diverse istituzioni.
Il ricavato derivante dalla vendita dei beni confiscati sarà destinato a progetti di utilità sociale, contribuendo a ripristinare il tessuto economico e sociale danneggiato dalle attività criminali.






