Cyberstalking e Revenge Porn: Arrestato in Basilicata

Un episodio allarmante di cyberstalking e revenge porn ha portato all’arresto di un uomo di quarant’anni in un piccolo centro del Vulture-Melfese, area interna della Basilicata.
L’intervento dei Carabinieri, innescato da una denuncia di gravissimo ingiusto pregiudizio subito dalla vittima, evidenzia la crescente complessità e la pervasività di fenomeni di violenza digitale che si protrae ben oltre la fine di una relazione sentimentale.

Le indagini, avviate a seguito della denuncia della donna, hanno rivelato un quadro di comportamenti vessatori e minacciosi, volti a estorcere prestazioni sessuali e a esercitare un controllo psicologico devastante.

Questo tipo di abuso, caratterizzato da una persistente intrusione nella vita privata e da un continuo stato di ansia per la vittima, rappresenta una forma di violenza inaccettabile che spesso si cela dietro la facciata della tecnologia.
L’irruzione dei militari dell’Arma, culminata in un arresto in flagranza differita, ha permesso il sequestro di un dispositivo mobile che conteneva materiale audio-video compromettente.

Questo materiale, destinato al nuovo compagno della donna, testimonia l’intento manipolatorio e la volontà di arrecare danno non solo alla vittima diretta, ma anche a chi la sostiene.
La scoperta di 25 grammi di hashish, sebbene accessoria rispetto alla gravità delle accuse di revenge porn e cyberstalking, aggiunge un elemento che potrebbe far luce su dinamiche più ampie e complesse.

La decisione del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Potenza, che ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere, sottolinea la gravità dei reati contestati e la necessità di tutelare la sicurezza della donna.
L’episodio solleva importanti questioni relative alla protezione della privacy online, alla responsabilità nella diffusione di immagini intime e alla necessità di un intervento legislativo e sociale più incisivo per contrastare i fenomeni di revenge porn e cyberstalking, che rappresentano una seria minaccia per la dignità e il benessere delle persone.
La vicenda, inoltre, evidenzia l’importanza di una maggiore consapevolezza e di un supporto psicologico adeguato per le vittime di tali abusi, spesso isolate e impaurite.
L’accusa, in questo caso, non si limita alla sola violazione della privacy, ma investe la sfera della dignità personale e della sicurezza psicologica, configurando un vero e proprio attacco alla libertà individuale.

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