Un velo di malinconia e un profondo senso di smarrimento avvolgono Pignola, piccolo centro alle porte di Potenza, in seguito all’annuncio del trasferimento di don Antonio Laurita, parroco dal forte legame con la comunità.
La decisione di monsignor Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza, ha generato un’ondata di preoccupazione che si manifesta attraverso il neonato Presidio Uniti per il nostro parroco, il quale ha formalmente richiesto una revisione del provvedimento, attualmente previsto per il febbraio 2026.
Questa dinamica si intreccia con un’altra, apparentemente parallela, che vede la comunità dei Santi Anna e Gioacchino a Potenza accogliere un nuovo parroco, il quale, per contro, sollecita l’arcivescovo a considerare il destino di don Franco Corbo, figura paterna per la sua parrocchia da ben 37 anni.
L’entusiasmo per l’arrivo del nuovo pastore si stempera in una petizione che mira a preservare don Franco, 85enne, nel suo ruolo di guida spirituale, riconoscendone il valore di un punto di riferimento imprescindibile, un “padre anziano” che merita di concludere il proprio percorso pastorale immerso nell’affetto dei suoi fedeli, anziché essere relegato in una funzione marginale.
La raccolta firme, che ha già superato le 1.300 adesioni, esprime un desiderio profondo: la possibilità di onorare un percorso di servizio plurisecolare e di preservare un patrimonio umano e spirituale inestimabile.
A Pignola, il sentimento di perdita è espresso con chiarezza e fermezza.
Il presidio, emerso spontaneamente dal tessuto sociale e religioso, incarna la voce di un’intera popolazione che si sente privata di una guida che trascende il ruolo di semplice parroco.
Don Antonio Laurita, nel corso del suo ministero, si è rivelato un pastore attento alle esigenze del suo gregge, un ascoltatore empatico capace di creare ponti tra generazioni e di promuovere l’inclusione.
La sua capacità di coinvolgere le nuove generazioni, offrendo spazi dedicati alla crescita spirituale e al confronto intergenerazionale, ha contribuito a rafforzare il senso di appartenenza e a creare un legame profondo tra la comunità religiosa e il territorio.
La decisione di trasferire don Antonio è percepita non solo come una perdita pastorale, ma anche come una ferita al tessuto sociale e culturale di Pignola.
L’auspicio è che l’arcivescovo possa riconsiderare questa scelta, comprendendo il valore inestimabile di una guida spirituale, culturale e sociale che ha saputo incarnare i valori di accoglienza, solidarietà e fede, lasciando un’impronta indelebile nella comunità.
La speranza è che il dialogo e la comprensione prevalgano, permettendo a Pignola di continuare a contare su una guida che ha saputo interpretare e onorare la sua identità più profonda.








