martedì 19 Agosto 2025
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Potenza

Fotovoltaico in calo, eolico in ripresa: crisi o opportunità per l’energia italiana?

Il primo semestre del 2025 rivela un’inversione di tendenza nel panorama energetico italiano, con un rallentamento più marcato nel settore fotovoltaico che solleva interrogativi sulla traiettoria della transizione energetica.

I dati provenienti dalla Basilicata, un territorio strategico per la produzione di energia solare, evidenziano un calo significativo: la potenza connessa si attesta a 37 MW, un brusco declino rispetto ai 70 MW registrati nello stesso periodo del 2024.

Parallelamente, il numero di impianti connessi è precipitato da 5.947 a soli 2.004, un dato che riflette una contrazione dell’attività di sviluppo e installazione.

Tuttavia, il quadro non è omogeneo.

L’eolico, sebbene con numeri inferiori al fotovoltaico, mostra una dinamica differente.

La potenza connessa sale a 25 MW, a fronte di un misero 1 MW nel 2024, segnalando un rinnovato interesse per questa fonte di energia.

Ciononostante, anche in questo caso si osserva una contrazione degli impianti connessi, scesi da 13 a soli 4, suggerendo possibili fattori di inibizione allo sviluppo.

Le rilevazioni dell’Osservatorio FER (Associazione Nazionale Imprese Elettrotecniche) sottolineano l’urgenza di una strategia nazionale coesa e di un’accelerazione degli investimenti, non solo nel Sud Italia, ma in tutto il Paese.

Come sottolinea Marisol Cestari, legale rappresentante di Cer Moliterno Energia del Sole e figura di spicco del Gruppo Cestari, si tratta di una vera e propria “corsa contro il tempo” per garantire un accumulo efficiente e sostenibile dell’energia prodotta.

Un punto di svolta cruciale si prospetta con la prima asta per il Macse (Mercato a Termine degli Stoccaggi), prevista per il 30 settembre.
Questa iniziativa, che assegnerà 10 GWh di nuova capacità di accumulo da realizzare entro il 2028, rappresenta un elemento chiave per raggiungere gli ambiziosi obiettivi nazionali: 71 GWh di capacità e oltre 9 GW di potenza entro il 2030, con un investimento complessivo di 17,7 miliardi di euro.
La realizzazione di questi traguardi non è solo cruciale per la stabilità e la sicurezza della rete elettrica, ma anche per rafforzare l’indipendenza energetica del Paese, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e dalle importazioni.
In questo scenario, le comunità energetiche rinnovabili emergono come un vettore fondamentale per la transizione ecologica e la decentralizzazione della produzione energetica.

Esse non solo promuovono l’autoconsumo e la condivisione dell’energia prodotta a livello locale, ma rappresentano anche un’opportunità di sviluppo socio-economico per i piccoli comuni montani, spesso marginalizzati e bisognosi di nuove opportunità.
Il contributo in conto capitale previsto dal decreto sulle comunità energetiche rinnovabili si configura come uno strumento prioritario per incentivare la nascita e la crescita di queste iniziative, favorendo un modello energetico più inclusivo e partecipativo.

La loro diffusione capillare potrebbe catalizzare un cambiamento radicale nel modo in cui l’energia viene prodotta, distribuita e consumata in Italia.

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