Matera, riaperta indagine sulla morte del lavoratore Pirretti

La vicenda tragica di Antonio Pirretti, deceduto il 7 febbraio 2025 presso l’impianto di depurazione di Ferrandina, si riapre con una decisione significativa del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Matera.
L’accoglimento dell’istanza presentata dai familiari, Angela Rosa Dattoli e Tiziana Pirretti, ha sospeso l’archiviazione precedentemente richiesta dalla Procura della Repubblica, segnando un punto di svolta cruciale nelle indagini sulla morte del lavoratore.
Antonio Pirretti, impegnato nella pulizia ordinaria di una vasca di contenimento delle acque reflue all’interno dello stabilimento gestito dalla Soteco, fu rinvenuto intrappolato in un macchinario.
L’evento, già nella sua immediatezza, sollevò interrogativi profondi sulle condizioni di sicurezza del luogo di lavoro.
L’intervento del medico legale incaricato dalla Procura, nominato dall’ASm (Azienda Sanitaria Materana), evidenziò una grave carenza: l’assenza di dispositivi di protezione adeguati, in particolare la mancanza di una grata o di un sistema di sicurezza equivalente, che avrebbero dovuto impedire il contatto diretto tra l’operatore e le parti in movimento dell’apparecchiatura.
Questa omissione, apparentemente banale, si rivela un elemento chiave nella ricostruzione degli eventi e nella valutazione delle responsabilità.
L’inchiesta, inizialmente avviata con l’ipotesi di reato di omicidio colposo a carico di persone sconosciute, si era conclusa con una perizia tecnica che attribuiva la morte a cause naturali, ovvero a un evento improvviso e imprevedibile.
Tale conclusione, tuttavia, non ha placato i dubbi dei familiari, i quali hanno proceduto a nominare propri consulenti tecnici.

Le loro perizie, in netto contrasto con la precedente, hanno messo in luce come l’intrappolamento prolungato nella morsa del macchinario, unitamente alla flagrante assenza di misure preventive essenziali, abbiano contribuito in modo determinante alla morte di Pirretti.

La decisione del GIP rappresenta un atto di giustizia nei confronti della famiglia Pirretti e riapre un capitolo cruciale nella ricerca della verità.
Il Pubblico Ministero è ora chiamato a un nuovo percorso investigativo, che prevede innanzitutto la nomina di un esperto in materia di sicurezza, esterno all’ASm, per un’analisi indipendente e imparziale delle dinamiche aziendali e delle procedure di sicurezza.
Parallelamente, sarà necessario rinnovare la perizia tecnica, affidandola a un nuovo medico legale, anch’esso esterno all’ASm, al fine di garantire la massima trasparenza e oggettività.
L’identificazione dei responsabili, che si dovranno iscrivere nel registro degli indagati, richiederà un esame approfondito delle responsabilità a carico di dirigenti, responsabili della sicurezza e personale addetto alla manutenzione dell’impianto, con un’attenzione particolare alla verifica del rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro e alla valutazione della cultura aziendale in termini di prevenzione degli infortuni.

Il caso Pirretti, lungi dall’essere una semplice fatalità, si configura come un campanello d’allarme sulle condizioni di sicurezza in molti ambienti lavorativi e sull’imperativo di una maggiore vigilanza e di un impegno costante per la tutela della vita umana.

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