Un segno tangibile di speranza e impegno civile si aggiunge al panorama della Casa Circondariale di Potenza: una panchina rossa, installazione permanente dedicata all’eliminazione della violenza e della discriminazione di genere.
L’atto, celebrato in concomitanza con la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, rappresenta un’eco potente dell’iniziativa già presente nell’Istituto di Alta Sicurezza di Melfi, consolidando un percorso di riflessione e cambiamento all’interno del sistema penitenziario lucano.
La panchina, frutto del lavoro creativo e partecipativo di detenuti e detenute, uomini e donne, trascende la sua mera funzione di seduta.
È un’affermazione tangibile di consapevolezza, un atto di espressione artistica volto a denunciare una piaga sociale ancora troppo radicata.
Il gesto, proveniente “dall’interno”, amplifica la sua risonanza, invitando a un’introspezione collettiva e a una responsabilizzazione diffusa.
Carmen D’Anzi, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Provincia di Potenza, sottolinea come l’iniziativa non si configuri solo come monito mnemonico, ma come strumento attivo di prevenzione e presidio civico.
La panchina rossa si erge a simbolo di un’etica improntata al rispetto, all’ascolto empatico e alla piena assunzione di responsabilità sociale, valori imprescindibili per la costruzione di un futuro più equo e sicuro.
Il progetto, che testimonia un profondo impegno istituzionale, è il risultato del lavoro sinergico di diverse figure professionali.
Il direttore della Casa Circondariale, Paolo Pastena, il capo area della Segreteria generale, Giuseppe Palo, e le funzionarie giuridico-pedagogiche Sonia Crovatto e Angela Benemia, insieme al personale della Polizia Penitenziaria, guidato dal comandante Gianluigi Lancellotta e dal vicecomandante Saverio Brienza, e dall’area sanitaria, hanno contribuito con percorsi formativi e trattamentali mirati alla rieducazione dei detenuti, promuovendo una cultura del rispetto e della non violenza.
Questi interventi, integrati con la possibilità di esprimere la propria sensibilità attraverso l’arte, favoriscono l’acquisizione di consapevolezza e la ricostruzione di un’identità personale positiva.
La panchina rossa, quindi, non è un punto di arrivo, ma un invito costante a non rimanere indifferenti, a vigilare sui diritti fondamentali di ogni individuo, in particolare di ogni donna, e a lavorare attivamente per un cambiamento culturale profondo, che ponga al centro la libertà, il rispetto e la dignità umana.
Rappresenta un segnale di speranza, un promemoria che la riabilitazione non è solo una questione carceraria, ma un impegno civile che riguarda l’intera comunità.






