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sabato 15 Novembre 2025

Potenza: Povertà e Vulnerabilità, un’Analisi Shock dell’Ires

Potenza a confronto: analisi multidimensionale della povertà e vulnerabilità socialeIl recente rapporto dell’Ires, organismo di ricerca della CGIL per Basilicata e Mezzogiorno, proietta una luce cruda sulla condizione socio-economica di Potenza, rivelando una realtà complessa e stratificata di fragilità.

L’emergenza povertà, con circa 12.000 individui coinvolti in un contesto urbano di quasi 66.000 abitanti, non può essere ridotta a una semplice statistica, ma richiede un’analisi approfondita delle sue cause e delle sue manifestazioni.

Il dato macro nasconde una pluralità di profili vulnerabili, che delineano un quadro di disuguaglianze intergenerazionali e territoriali.
La popolazione anziana, che rappresenta quasi il 26% del totale, si configura come un segmento particolarmente a rischio, con una femminilizzazione accentuata (oltre il 56% delle persone anziane a rischio povertà sono donne).
Questa situazione è spesso legata alla combinazione di pensioni basse, difficoltà di accesso a servizi sanitari adeguati e una rete di supporto sociale insufficiente.

Parallelamente, la comunità straniera residente, costituisce un ulteriore punto critico, con un’età media concentrata tra i 20 e i 44 anni e spesso gravata da barriere linguistiche, difficoltà di inserimento lavorativo e pregiudizi strutturali.

L’analisi rivela che la marginalizzazione lavorativa è un fattore determinante che alimenta la povertà.

A livello provinciale, oltre 111.000 persone si trovano in una condizione di inattività o precarietà.

A Potenza città, quasi il 41% della popolazione adulta (tra i 15 e i 64 anni) è esclusa dal mercato del lavoro, un dato che riflette una profonda crisi occupazionale e la mancanza di opportunità formative e di riqualificazione professionale.

Il tasso di disoccupazione, con un’incidenza particolarmente alta tra le giovani donne (oltre il 31%), evidenzia una frattura generazionale e di genere che ostacola l’emancipazione e l’autonomia economica.
La prevalenza di contratti a termine (oltre il 17% dei lavoratori) contribuisce a un precariato diffuso e a una stabilità economica compromessa, relegando una quota significativa di lavoratori, soprattutto donne e precari, nell’area della povertà.

La situazione abitativa è un altro tassello cruciale.
L’offerta di alloggi popolari è drasticamente insufficiente rispetto alla domanda, con un deficit di circa 8.700 unità.

La carenza di soluzioni abitative accessibili, aggravata dall’incidenza elevata dei costi degli affitti (che assorbono oltre il 58% del salario medio), rende difficile la costruzione di un percorso di uscita dalla povertà.
La presenza di 43 persone senza fissa dimora rappresenta una tragica conseguenza di questo disagio, un campanello d’allarme che richiede un intervento immediato.

Il rapporto evidenzia inoltre come quasi 14.000 persone siano ancora dipendenti da forme di sostegno economico come l’ex Reddito di Cittadinanza, distribuite tra circa 7.500 nuclei familiari.
Il reddito medio di queste famiglie, che spesso non supera i 10.000 euro annui, riflette una situazione di profonda deprivazione economica.

La CGIL, attraverso il suo segretario generale, Vincenzo Esposito, ha proposto un approccio integrato e multidimensionale per contrastare la povertà, suggerendo politiche abitative innovative: la creazione di un fondo affitti, lo sviluppo di residenze agevolate e il recupero di immobili abbandonati per destinarli a persone in difficoltà.
Un’azione politica efficace deve necessariamente puntare su un investimento mirato nelle competenze, nell’occupazione stabile e nell’accesso a servizi essenziali, ponendo al centro la dignità e i diritti delle persone.

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