Nell’Abitazione per la Pace di Scanzano Ionico, incastonata nel cuore della Basilicata, si inaugura un’esperienza di accoglienza che trascende la semplice assistenza umanitaria, configurandosi come un vero e proprio progetto di riscatto sociale e culturale.
Due nuclei familiari, giunti dall’Afghanistan e dalla Libia, con un carico di storie e ferite profonde, trovano rifugio e una nuova opportunità grazie a un’iniziativa corale promossa dalla Fondazione ‘Città della Pace per i Bambini’ Basilicata, l’Arcidiocesi di Matera-Irsina e l’amministrazione comunale di Scanzano Ionico.
Quattordici persone, tra cui bambini dai due ai diciassette anni, rappresentano un tassello cruciale di un mosaico di speranza, un’eredità di resilienza che si ripiega su di sé dopo aver attraversato percorsi migratori spesso segnati da sofferenza e incertezza.
L’accoglienza non si limita alla fornitura di un tetto e di cibo, ma si proietta verso un percorso di integrazione mirato a favorire l’autonomia e l’emancipazione delle famiglie, promuovendo la loro attiva partecipazione alla vita e allo sviluppo della comunità lucana.
Questo impegno concreto è sostenuto da un finanziamento derivante dai fondi dell’8×1000, evidenziando una volontà collettiva di investire nel futuro di queste persone.
Il progetto si inserisce nel quadro dei corridoi umanitari, un’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con il Ministero degli Esteri, che offre una risposta strutturata e legale alle esigenze di protezione internazionale, contrastando i traffici illegali e offrendo alternative sicure per i rifugiati.
Jody Williams, Presidente della Fondazione e Premio Nobel per la Pace, ha espresso un plauso sentito per questa iniziativa, considerandola un modello di convivenza pacifica e solidarietà fraterna, un faro di speranza in un mondo spesso segnato da conflitti e disuguaglianze.
Il Sindaco di Scanzano Ionico, Pasquale Cariello, ha sottolineato l’importanza fondamentale dell’ospitalità, valore intrinseco alla cultura meridionale, e l’impegno dell’amministrazione comunale a fornire un supporto costante e qualificato.
Don Antonio Polidoro, coordinatore del progetto, assicura una presenza attiva e continuativa, affiancando le famiglie nel loro percorso di reinserimento sociale e culturale.
“Accogliere questi nostri fratelli è un gesto di umanità che ci riempie di gioia e ci onora,” ha affermato Don Antonio, esprimendo un sentimento condiviso da tutta la comunità locale.
Si tratta di un’opportunità di arricchimento reciproco, un’occasione per costruire ponti di dialogo e comprensione, per abbattere le barriere dell’indifferenza e della paura.
L’accoglienza non è solo un dovere morale, ma una scelta che rafforza il tessuto sociale, promuove la coesione e celebra la dignità umana.
Il futuro è un cammino da percorrere insieme, intrecciando storie e speranze, per costruire una società più giusta, accogliente e solidale.