Venerdì 7 novembre, Potenza sarà teatro di una vibrante mobilitazione civica promossa dall’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (Aisla), un grido d’aiuto che risuona nei pressi della sede della Regione Basilicata.
L’urgenza è chiara: il ripristino immediato e strutturale del Fondo Sla, una risorsa vitale per chi affronta questa devastante neurodegenerazione.
La mancanza di un sostegno adeguato, secondo Aisla, non è un mero inconveniente amministrativo, ma una scelta che condanna alla solitudine e all’abbandono coloro che lottano per la propria esistenza, privandoli di cure essenziali e dignità.
L’assenza del Fondo Sla si traduce in un impatto diretto sulle famiglie lucane, con assegni di cura bloccati e ridotti a cifre irrisorie, come il misero importo di 500 euro.
Questa situazione di precarietà alimenta un clima di incertezza e frustrazione, poiché le promesse di dialogo e attenzione da parte delle istituzioni si sono rivelate vane.
Più di cinquanta famiglie si sentono intrappolate in un limbo di silenzio, testimoniando un disinteresse che incide profondamente sul loro benessere psicologico e fisico.
Aisla denuncia un quadro ben più grave di un semplice ritardo burocratico, definendolo una deliberata scelta politica e istituzionale.
Mimmo Santomauro, referente Aisla Basilicata, sottolinea con forza che l’azione di dover scendere in piazza per rivendicare diritti fondamentali è un fallimento delle istituzioni.
Ogni giorno di silenzio rappresenta una violazione della dignità e un peso insopportabile per i cittadini più vulnerabili.
La segretaria nazionale dell’Aisla, Pina Esposito, riassume la situazione con amarezza: nonostante ripetute sollecitazioni, incontri richiesti e risposte attese, il nulla.
La Regione ha deliberatamente scelto di non agire, un silenzio che non è neutralità, ma una precisa responsabilità politica che si traduce in sofferenza quotidiana per le famiglie.
La presidente nazionale dell’Aisla, Fulvia Massimelli, lancia una denuncia eloquente: le istituzioni spesso si concentrano sul “diritto alla morte”, mentre la comunità Sla chiede semplicemente il diritto di vivere, un diritto imprescindibile e inalienabile.
La lotta contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica è una battaglia che richiede sostegno concreto e costante.
Abbandonare chi affronta questa sfida quotidiana significa tradire i valori fondamentali di una società civile.
Difendere la vita, in tutte le sue forme, è il dovere primario delle istituzioni e l’imperativo morale di ogni cittadino.
La mobilitazione di Potenza non è solo una richiesta di risorse, ma un appello alla coscienza e alla responsabilità, un monito per non lasciare indietro chi lotta per la propria dignità e il proprio diritto di esistere.






