L’evoluzione del potere d’acquisto e dei modelli di consumo nelle famiglie lucane, analizzata da Confcommercio Potenza sulla base di dati Istat rielaborati a livello regionale, rivela un quadro complesso e in costante mutamento nell’arco di tre decenni.
Dalla cifra di 14.803 euro pro capite nel 1995, la spesa per consumi è salita a 17.988 euro nel 2025, un incremento del 21,5% che, sebbene apparentemente positivo, va letto alla luce di dinamiche socio-economiche più ampie.
L’analisi del singolo anno evidenzia fluttuazioni significative: la variazione tra il 2024 e il 2025, pari a soli 292 euro, contrasta con gli aumenti più marcati riscontrati in periodi intermedi, come nel 2007 (16.809 euro) e nel 2019 (16.813 euro).
Questi picchi, sebbene inferiori rispetto agli attuali livelli, riflettono un contesto economico diverso, caratterizzato da un clima di ottimismo e una maggiore propensione alla spesa.
Il confronto con la media nazionale sottolinea un divario persistente.
Nel 2025, la spesa pro capite media nazionale ha toccato quota 22.114 euro, rispetto ai 17.988 euro lucani.
Tale differenza, ampliata nel corso del tempo (19.322 euro nel 1995 contro 17.988 nel 2025), riflette disparità strutturali e territoriali che influenzano il reddito disponibile e le abitudini di consumo.
Sebbene la spesa nazionale abbia registrato un aumento rispetto al 2024, si mantiene ancora al di sotto dei livelli massimi del 2007, indicando una fase di ripresa non ancora consolidata.
Angelo Lovallo, presidente provinciale di Confcommercio, evidenzia come le famiglie lucane stiano vivendo un’esperienza simile a quella delle altre regioni italiane: la crescente pressione dei costi fissi erode la capacità di spesa discrezionale, forzando un cambiamento di mentalità.
L’adozione di stili di consumo più prudenti, la riduzione della domanda di beni tradizionali e la ricerca di alternative più economiche sono segnali inequivocabili di questo cambiamento culturale.
La resilienza dimostrata dalle imprese locali, tuttavia, offre un barlume di speranza.
Se l’inflazione dovesse stabilizzarsi e la fiducia dei consumatori dovesse ripristinarsi, si potrebbe assistere a un ritorno ai livelli di spesa del 2007 già nel 2026, aprendo nuove opportunità di crescita per il tessuto commerciale locale.
Questo scenario positivo, tuttavia, richiede un impegno collettivo, un “lavoro corale” che coinvolga istituzioni, imprese e consumatori, per trasformare i segnali positivi in una crescita stabile e duratura, incentivando l’innovazione e la capacità di adattamento alle mutevoli esigenze del mercato.
La sfida cruciale è quella di interpretare i nuovi bisogni dei consumatori e di fornire prodotti e servizi che rispondano a queste esigenze in modo sostenibile e competitivo.