Basilicata, un’economia in transizione: analisi e prospettive a fine 2025Il quadro economico della Basilicata al 30 novembre 2025 presenta elementi di preoccupazione, come documenta l’ottavo rapporto Ires Cgil.
Lungi dal dipingere un panorama di crescita, la realtà economica regionale mostra segnali di rallentamento, con una contrazione stimata dello 0,1% nel primo semestre del 2025.
Questo dato si inserisce in un contesto più ampio caratterizzato da una profonda crisi demografica, testimoniata dal marcato calo della natalità delle imprese, un indicatore chiave della vitalità economica.
Le difficoltà nell’export rappresentano un ulteriore elemento di fragilità.
La contrazione delle vendite all’estero, in particolare nel settore automotive – con una diminuzione della produzione di auto pari al 59,4% nei primi sei mesi dell’anno – è esacerbata dall’impatto delle nuove barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti.
Questo scenario mette a dura prova la capacità di resilienza del tessuto produttivo lucano, tradizionalmente fortemente dipendente dall’industria automobilistica.
Un aspetto cruciale da considerare è l’andamento del comparto estrattivo, pilastro fondamentale per la fiscalità degli enti locali.
La diminuzione del valore della produzione, anche in questo caso rispetto al primo semestre del 2024, solleva interrogativi sulla sostenibilità finanziaria delle amministrazioni comunali e sulla possibilità di investimenti in infrastrutture e servizi.
Nonostante il quadro generale appaia negativo, emergono segnali di dinamismo in alcuni settori.
Il comparto agricolo-agroalimentare si distingue per una crescita positiva delle vendite all’estero, grazie alla crescente domanda di prodotti tipici e di alta qualità.
Anche il settore delle costruzioni beneficia dell’accelerazione delle opere pubbliche finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), offrendo opportunità di crescita e di creazione di posti di lavoro.
Nel settore terziario, il calo del commercio al dettaglio, trainato da una domanda interna debole e stagnante, trova un parziale contrappeso nell’incremento dell’attività turistica, suggerendo un potenziale di sviluppo legato alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale della regione.
La situazione occupazionale si presenta in una fase di stabilità, sebbene la crescita della Cassa Integrazione Guadagni (CIG), in particolare legata alle dinamiche dello stabilimento Stellantis di Melfi, impedisca un peggioramento della disoccupazione.
Tuttavia, il tasso di disoccupazione, comprensivo dei lavoratori scoraggiati, rimane elevato, superando il 12% della popolazione attiva lucana, evidenziando la necessità di politiche attive del lavoro mirate a favorire l’inserimento e la riqualificazione professionale.
Un’analisi più dettagliata rivela una complessa articolazione dei trend.
Il crollo dell’export di autoveicoli, componente preponderante del commercio estero regionale, viene parzialmente mitigato da un significativo aumento dell’export di ricambi e accessori per auto, segnale di una possibile riorganizzazione interna alla filiera.
In parallelo, l’agricoltura e l’industria agroalimentare registrano una crescita robusta, alimentata dall’espansione dei mercati esteri.
Le divergenze tra la narrazione ufficiale del governo regionale, che dipinge un quadro ottimistico, e le evidenze emerse dal rapporto Ires Cgil, testimoniano una profonda frattura interpretativa.
Mentre l’amministrazione regionale enfatizza il bicchiere mezzo pieno, l’analisi Ires Cgil suggerisce, con chiarezza, che il bicchiere è in realtà vuoto, e che la crescita economica della Basilicata è, al momento, più una speranza che una realtà consolidata.
È imperativo affrontare queste sfide con politiche mirate, trasparenti e basate su dati concreti, per evitare un ulteriore deterioramento del tessuto economico e sociale della regione.






