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giovedì 6 Novembre 2025

Basilicata, nuove concessioni petrolifere: un futuro da ripensare.

La prospettiva di nuove concessioni petrolifere in Basilicata, potenzialmente legate all’apertura di dieci nuovi pozzi, solleva interrogativi cruciali che richiedono un dibattito pubblico ampio, profondo e genuinamente partecipativo.

Questa necessità non è meramente formale, ma riflette la complessità delle implicazioni socio-economiche e ambientali che derivano da attività estrattive consolidate nel territorio.

L’approvazione di tali concessioni da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) non può prescindere da un’analisi rigorosa e condivisa del modello di sviluppo regionale.

Vent’anni di estrazioni nella Val d’Agri e a Tempa Rossa hanno lasciato un’eredità ambivalente, fatta di opportunità occupazionali e sviluppo economico, ma anche di impatti territoriali e sociali che necessitano di un’attenta valutazione.

Un monitoraggio esaustivo non può limitarsi a dati di produzione e profitti aziendali; è imperativo considerare le ripercussioni concrete sulle comunità locali, sulla salute umana, sulla qualità dell’ambiente e sulla resilienza del territorio.

Tale analisi deve includere una valutazione oggettiva dei costi esterni, spesso sottostimati nelle valutazioni di redditività delle attività estrattive.
La Uil, in linea con le sue istanze sindacali, promuove un approccio più equo e sostenibile, proponendo una tassazione mirata sugli extraprofitti generati dalle compagnie petrolifere ed energetiche.

Questa proposta si inserisce in un quadro più ampio di redistribuzione della ricchezza prodotta dalle risorse naturali, con l’obiettivo di indirizzare i benefici verso lo sviluppo territoriale e il sostegno alle comunità locali.

Al cuore della proposta sindacale vi è l’istituzione di un Fondo Sovrano di Sviluppo Regionale, finanziato da una quota costante delle royalty derivanti dalle attività estrattive.
Questo fondo, gestito in modo trasparente e partecipato, dovrebbe essere vincolato a politiche industriali e occupazionali orientate alla diversificazione economica, promuovendo settori alternativi al petrolio e al gas.

Parallelamente, un piano condiviso di transizione territoriale è essenziale per le aree dove l’attività estrattiva si riduce, offrendo sostegno a imprese, lavoratori e comunità locali attraverso la riqualificazione professionale, la promozione di nuove attività economiche e la rigenerazione ambientale.
In definitiva, la decisione di concedere nuove concessioni petrolifere in Basilicata deve rappresentare un punto di svolta, un’occasione per ripensare il modello di sviluppo regionale, abbandonando una visione miope e a breve termine a favore di un approccio olistico e sostenibile, che metta al centro il benessere delle persone e la tutela dell’ambiente.

Il futuro della Basilicata non può essere legato esclusivamente all’estrazione di risorse fossili, ma deve abbracciare un orizzonte di opportunità diversificate e inclusive, fondate sulla conoscenza, l’innovazione e la responsabilità sociale.

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