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domenica 16 Novembre 2025

Cinghiali in Basilicata: emergenza sicurezza e territorio a rischio

L’emergenza cinghiale in Basilicata trascende ormai i confini dell’impatto agricolo, configurandosi come una sfida complessa che coinvolge l’intera comunità e pone serie interrogativi sulla gestione del territorio e sulla sicurezza pubblica.
I frequenti incidenti stradali, testimonianze concrete di un problema di proporzioni allarmanti, e gli avvistamenti sempre più audaci di questi animali all’interno dei centri abitati, riaccendono il dibattito su un fenomeno che, lungi dall’essere nuovo, si è drammaticamente intensificato.

Secondo le stime di Coldiretti Basilicata, la popolazione di cinghiali presente sul territorio regionale ha raggiunto una densità tale – si parla di circa 90.000 esemplari – da generare danni considerevoli e una percezione diffusa di insicurezza tra i cittadini.
Questo dato, di per sé significativo, va contestualizzato all’interno di un quadro più ampio: un ecosistema lucano alterato da decenni di abbandono delle pratiche agricole tradizionali, dalla frammentazione del paesaggio e dalla mancanza di una pianificazione territoriale efficace.

L’iniziativa regionale volta a promuovere la filiera del cinghiale, pur rappresentando un tentativo di valorizzazione di una risorsa, appare insufficiente a fronteggiare la portata del problema.
Si tratta, infatti, di un approccio parziale che non affronta le cause profonde dell’eccessiva proliferazione della specie.

La situazione attuale mette a rischio la sopravvivenza di numerose aziende agricole, che vedono compromesse le loro produzioni e il loro reddito, ma non solo: l’integrità del patrimonio agroalimentare regionale, espressione di secoli di tradizioni e competenze, è anch’essa in pericolo.

Coldiretti Basilicata sollecita, pertanto, un intervento urgente e strutturale, in linea con le disposizioni del decreto interministeriale che disciplina la gestione della fauna selvatica.
Il piano straordinario, a lungo proposto dall’organizzazione, deve prevedere un coinvolgimento attivo degli operatori del settore primario, in particolare dei proprietari terrieri e dei cacciatori in possesso di licenza, affiancati dalla creazione di un corpo provinciale di Guardie volontarie.
Quest’ultimo, colmando il grave deficit di personale della polizia locale, garantirebbe una presenza costante sul territorio, anche nelle aree protette, assicurando un controllo più efficace e una risposta più tempestiva alle emergenze.

Oltre alle misure di controllo e di abbattimento, è fondamentale investire in azioni di prevenzione, come la riqualificazione del paesaggio agrario, il ripristino di equilibri ecologici alterati e la sensibilizzazione della popolazione.

Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile risolvere la crisi del cinghiale in Basilicata, tutelando la sicurezza dei cittadini, la salvaguardia del patrimonio agroalimentare e la sostenibilità ambientale del territorio.
La sfida è complessa, ma la necessità di una risposta immediata e condivisa non è più rimandabile.

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