Il riconoscimento ufficiale da parte dell’Unesco, lungamente atteso, non costituisce un’innovazione, bensì la formalizzazione di una verità intrinseca al nostro essere.
Crescere con il profumo dell’olio fresco e il sapore del pane appena sfornato, come nel mio caso grazie alla mia nonna e alle sue visite al frantoio, plasma una sensibilità profonda verso la sostanza e la semplicità.
Da sempre, chiunque si occupi di gastronomia, dai maestri cuochi agli operatori culturali, ha espresso una consapevolezza condivisa: l’abilità di trasformare materie prime di eccellenza in esperienze culinarie memorabili è un tratto distintivo della nostra identità.
Il momento attuale, dunque, non richiede una rivoluzione, ma un ritorno consapevole alle radici, a quei pilastri che definiscono la cucina italiana: il pane, il vino, l’olio, espressioni autentiche di un territorio e di una cultura millenaria.
Questa affermazione, così evocativa, è il commento dello chef Simone Rugiati, testimone di un’eredità che va preservata e celebrata.
Intervenendo a Matera durante l’inaugurazione della Winter Tour Edition, un’iniziativa promossa da Sinapsi Lucana volta a valorizzare il territorio, Rugiati ha sottolineato un concetto cruciale: la necessità di riscoprire il valore del cibo autentico, non come mero nutrimento, ma come veicolo di storie, tradizioni e legami umani.
Il riconoscimento Unesco, in questo contesto, non è un traguardo fine a sé stesso, ma un’occasione per riflettere sull’importanza della filiera agroalimentare, dal produttore al consumatore.
Un invito a riscoprire il piacere di una spesa consapevole, di ingredienti genuini, perché, come argutamente conclude lo chef, “la vostra casa resta il miglior ristorante del mondo”.
Siamo, in fondo, ciò che mangiamo: un’affermazione che racchiude in sé un profondo legame tra identità culturale, benessere personale e rispetto per il territorio.
La cucina italiana, riconosciuta patrimonio immateriale, è molto più di una somma di ricette; è un’espressione tangibile della nostra storia e del nostro futuro.
