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sabato 8 Novembre 2025

Grano Duro: Agricoltori in Mobilitazione, Urge un Cambiamento

Una marea di agricoltori lucani, oltre mille membri della Coldiretti Basilicata, ha risposto all’appello di una mobilitazione a Bari, un grido di allarme che si propaga in tutta Italia, contro le dinamiche predatorie che minacciano la tenuta del settore cerealicolo nazionale.

La protesta non è un evento isolato, ma una manifestazione di una crisi sistemica, un disallineamento profondo tra il valore prodotto e il prezzo riconosciuto ai produttori, un problema che affligge intere filiere agroalimentari.

Il crollo del prezzo del grano duro, precipitato a 28 euro al quintale, un valore che, paradossalmente, rievoca i livelli pre-conflitto in Ucraina, esacerba una situazione già tesa.
Questo tracollo, unitamente al persistere di costi di produzione in aumento – un incremento del 20% rispetto al 2021 che incide direttamente sulla sostenibilità delle aziende agricole – crea un quadro economico insostenibile.

Si assiste a una distorsione del mercato che si traduce in una profonda ingiustizia: il consumatore finale, pur pagando un chilo di pasta a circa due euro, lascia agli agricoltori un misero compenso di soli 28 centesimi al chilo di grano, una differenza abissale che rende vano ogni sforzo di investimento e innovazione.
La mobilitazione della Coldiretti Basilicata non si limita a una semplice lamentela, ma formula richieste precise e mirate.

L’istituzione immediata della Commissione Unica Nazionale del grano duro è essenziale per garantire una gestione più equa e trasparente del mercato.
La pubblicazione dei costi medi di produzione, un’informazione cruciale per comprendere i reali margini operativi delle aziende, dovrebbe essere resa obbligatoria.

Un blocco temporaneo delle importazioni sleali, spesso provenienti da paesi con pratiche agricole e standard qualitativi diversi, è urgente per proteggere la produzione nazionale.
Si richiede, inoltre, un’applicazione uniforme delle normative europee in materia di prodotti agroalimentari importati, eliminando le disparità che svantaggiano i produttori italiani.

La richiesta di trasparenza non è un mero dettaglio, ma un pilastro fondamentale per la tutela del consumatore e la valorizzazione del lavoro agricolo.

Il diritto di sapere cosa si mette nel piatto è un diritto inalienabile, e solo attraverso la piena informazione si può costruire un rapporto di fiducia tra produttori e consumatori.

L’auspicio è che questa mobilitazione sensibilizzi l’opinione pubblica e spinga le istituzioni a intervenire con politiche mirate.
Investimenti strategici in ricerca, innovazione e transizione tecnologica, con il coinvolgimento attivo del CREA (Centro di Ricerca Agricoltura e Analisi del Sistema Alimentare), rappresentano la chiave per un futuro sostenibile.

L’agricoltura del XXI secolo non può prescindere dall’applicazione di nuove tecnologie, dalla ricerca di varietà più resistenti e produttive, e dall’adozione di pratiche agricole innovative che concilino la redditività economica con la tutela dell’ambiente.

La salvaguardia del settore cerealicolo non è solo una questione economica, ma anche una questione di identità, di cultura, e di garanzia di un futuro alimentare sicuro e sostenibile per le generazioni a venire.

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