La Camera del Lavoro di Potenza, affiancata dalla Cgil, ha recentemente promosso un’iniziativa cruciale per riflettere su un tema pressante: l’urgenza di trascendere un paradigma economico basato sulla perpetua escalation militare, un sistema che erige la guerra a condizione strutturale del progresso e della stabilità.
L’analisi, presentata dal segretario generale Vincenzo Esposito, non si limita a una denuncia, ma proietta una visione alternativa, un orizzonte di possibilità fondato su principi radicalmente diversi.
Il nucleo di questa proposta risiede nel radicale ripensamento delle relazioni internazionali.
Abbandonare la logica della forza e del conflitto a favore di un approccio diplomatico, cooperativo e multilateralista, significa riconnettere il concetto di sovranità a quello di responsabilità condivisa.
È imperativo rafforzare le istituzioni internazionali, dotandole di autorevolezza e strumenti efficaci per garantire il rispetto del diritto internazionale, pilastro imprescindibile per una convivenza pacifica tra i popoli.
La diplomazia non deve essere relegata a un ruolo secondario, ma riacquistare centralità come strumento primario per la risoluzione delle controversie e la costruzione di ponti tra nazioni.
La Cgil, in questo contesto, sottolinea con forza che la pace non è un’utopia irraggiungibile, bensì la condizione sine qua non per la crescita economica sostenibile e il benessere sociale.
Non si tratta di un mero auspicio, ma di una necessità impellente per consolidare lo stato sociale e migliorare concretamente la qualità della vita per tutti.
Un’economia di guerra, per sua natura, cannibalizza le risorse che potrebbero essere destinate a investimenti strategici per il futuro: istruzione, sanità, ricerca, infrastrutture, sostegno al reddito.
La decisione di proclamare uno sciopero il 12 dicembre non è un atto impulsivo, ma la conseguenza logica di una legge di bilancio che privilegia la spesa militare a scapito di investimenti sociali essenziali.
È un atto di resistenza contro una visione distorta della prosperità, che equipara sicurezza nazionale all’accumulo di armamenti, ignorando le reali esigenze del popolo.
La protesta è una voce che rivendica priorità diverse: salari dignitosi, lavoro di qualità, un sistema sanitario efficiente, un’istruzione accessibile, pensioni adeguate.
Si tratta di un appello a un cambio di paradigma economico e politico, a una visione del mondo che metta al centro la persona, i suoi diritti, la sua dignità, e non la logica perversa della competizione armata.
La Cgil e la Camera del Lavoro di Potenza si fanno portatrici di questa speranza, convinte che un futuro di pace e prosperità sia possibile, a patto di una profonda trasformazione del nostro modo di pensare e di agire.
Il futuro non può essere costruito sulle macerie di una guerra perpetua, ma sulle fondamenta solide della cooperazione, della giustizia e della solidarietà.







