domenica 5 Ottobre 2025
12 C
Potenza

Stellantis in fuga: l’Italia perde produzione e posti di lavoro.

L’evoluzione industriale del panorama automotive italiano negli ultimi due decenni rivela una tendenza preoccupante, segnata da un progressivo ridimensionamento della presenza produttiva di Stellantis.

Un’analisi dettagliata dei dati, recentemente pubblicata da Fiom-Cgil nell’indagine “La grande fuga dall’Italia”, dipinge un quadro di contrazione occupazionale e calo significativo dei volumi di produzione, che solleva interrogativi cruciali sul futuro dell’industria automobilistica nazionale e sul suo impatto sociale ed economico.
Negli ultimi quattro anni, il personale impiegato da Stellantis ha subito una drastica riduzione, passando da 37.288 unità nel 2020 a 27.632 nel 2024, una diminuzione di ben 9.656 lavoratori.

Questa contrazione del capitale umano non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in una tendenza decennale che ha visto l’Italia perdere una produzione automobilistica considerevole.

Tra il 2004 e il 2024, il numero di automobili non prodotte è stimato in 515.944 unità, una cifra esorbitante che, se consideriamo anche i veicoli commerciali, sale a 520.798, un indicatore tangibile di una strategia aziendale che sembra allontanarsi dal territorio italiano.

Il 2024 ha visto una produzione di sole 289.154 automobili e 190.784 veicoli commerciali, numeri che rappresentano una frazione di quanto prodotto in precedenza e che testimoniano un progressivo disinvestimento.

L’indagine di Fiom-Cgil sottolinea come questo declino non sia semplicemente un dato statistico, ma il riflesso di una decisione strategica che mette a rischio la sopravvivenza di intere filiere industriali e la stabilità occupazionale di migliaia di famiglie.

L’abbandono progressivo di Stellantis, così definito dal segretario generale della Fiom, Michele De Palma, non è solo un fallimento economico, ma anche sociale.
La perdita di posti di lavoro, la riduzione della produzione e la conseguente erosione delle competenze specializzate rappresentano una sfida complessa che richiede un intervento urgente e coordinato da parte delle istituzioni, delle parti sociali e dell’azienda stessa.
È imperativo affrontare le cause profonde di questa tendenza, che potrebbero includere fattori come la competizione globale, la transizione verso la mobilità elettrica e le politiche industriali poco incisive, per rilanciare l’industria automobilistica italiana e preservare il suo ruolo strategico nell’economia nazionale.

La necessità di un ripensamento profondo e di un impegno concreto per la riconversione industriale e la creazione di nuove opportunità di lavoro è oggi più urgente che mai.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -