La recente decisione del Governo Meloni di riformulare i criteri di classificazione dei Comuni montani rappresenta un colpo durissimo per la Basilicata, un atto che rischia di aggravare le vulnerabilità intrinseche di un territorio già provato da sfide demografiche e socio-economiche profonde.
Il consigliere regionale del Partito Democratico, Piero Marrese, ha stigmatizzato l’iniziativa come una manovra inattesa e profondamente penalizzante, le cui implicazioni si riverberano su un’ampia gamma di settori vitali per la regione.
La revisione dei parametri, che porta a una drastica riduzione del numero di Comuni riconosciuti come montani – un esempio lampante è il crollo da 14 a soli 5 nella provincia di Matera – non è semplicemente una questione burocratica, ma una scelta politica che mina la capacità di questi territori di sostenersi e di prosperare.
Questa riduzione drastica implica una contrazione significativa nell’accesso ai fondi FOSMIT, un pilastro fondamentale per la garanzia di servizi essenziali, dall’assistenza sanitaria all’istruzione, passando per le infrastrutture di base.
La perdita di questi finanziamenti acuisce il rischio di spopolamento, un fenomeno che erode il tessuto sociale ed economico delle aree interne.
Oltre alle conseguenze dirette per i servizi pubblici, l’impatto si estende al settore agricolo, un comparto cruciale per l’economia lucana.
Migliaia di agricoltori, custodi di un patrimonio di conoscenze e tradizioni millenarie, si trovano improvvisamente esclusi da importanti agevolazioni fiscali e da misure specifiche previste dalla Politica Agricola Comune (PAC).
Questo significa non solo una perdita di reddito per le famiglie agricole, ma anche un danno irreparabile alla diversificazione produttiva e alla conservazione del paesaggio rurale.
La decisione governativa, priva di un’adeguata concertazione con le Regioni e le comunità locali, rischia di compromettere gli sforzi compiuti per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree montane, valorizzando le loro risorse naturali, culturali e ambientali.
La strategia, auspicabile, dovrebbe essere quella di una governance partecipata, che tenga conto delle specificità territoriali e delle esigenze delle popolazioni residenti.
Il Consiglio Regionale della Basilicata, con l’approvazione dell’ordine del giorno proposto dai consiglieri democratici, ha espresso un chiaro dissenso nei confronti di questa scelta imposta dall’alto.
È imperativo che il Governo prenda atto di questa posizione, riconsideri i criteri di classificazione e adotti un approccio più equilibrato e rispettoso delle peculiarità delle aree montane, evitando di trasformare un potenziale motore di sviluppo in un fattore di ulteriore marginalizzazione.
La Basilicata non può essere vittima di scelte ideologiche che ignorano la sua realtà e ne compromettono il futuro.






