La comunicazione politica contemporanea trascende la mera retorica per configurarsi come un elemento strutturale, imprescindibile per la costruzione di un rapporto autentico e duraturo con il corpo sociale.
Non si tratta più di un monologo dall’alto, ma di un dialogo dinamico, un processo di comprensione reciproca che abbatte le barriere istituzionali e rafforza il senso di appartenenza al territorio.
Questo concetto, ribadito in occasione della conclusione del corso di formazione politica “Formare per Governare, Governare per Cambiare” organizzato dalla Lega Basilicata, sottolinea un’evoluzione cruciale nel modo in cui le istituzioni si relazionano con i cittadini.
Pasquale Pepe, commissario regionale della Lega e vicepresidente della Giunta lucana, ha espresso come l’esperienza sul campo, un apprendimento quasi autodidatta, abbia profondamente plasmato il suo approccio alla comunicazione.
L’era della passiva accettazione del discorso politico, di una fiducia acritica rivolta alle figure istituzionali, è ormai superata.
Il pubblico odierno è caratterizzato da una crescente consapevolezza, da un’attenzione più raffinata e da una domanda di accountability che va ben oltre la mera eloquenza.
L’evoluzione della percezione pubblica è evidente: non è sufficiente pronunciare parole; è imperativo dimostrare coerenza tra promesse e azioni, tra l’ideale e la pratica governativa.
Questa richiesta di trasparenza e di responsabilità, lungi dall’essere un ostacolo, rappresenta un’opportunità per rafforzare la fiducia e per instaurare un rapporto di vera partnership tra i governanti e i governati.
Francesco Fanelli, consigliere regionale della Lega, ha riaffermato l’impegno del partito verso la concretezza, intesa non come semplice adesione a un programma, ma come un metodo operativo basato su tre pilastri fondamentali: l’ascolto attivo dei bisogni e delle istanze provenienti dai territori, l’implementazione di azioni mirate e misurabili, e la successiva rendicontazione dei risultati ottenuti.
Questo approccio, lungi dall’essere un mero slogan propagandistico, si traduce in un impegno tangibile verso la risoluzione dei problemi reali che affliggono la comunità.
Si tratta di un modello di governance partecipativa, in cui la voce dei cittadini non è relegata a un ruolo marginale, ma è protagonista di un processo decisionale inclusivo e trasparente.
La comunicazione, in questa visione, non è uno strumento di manipolazione, ma un veicolo per la condivisione di informazioni, per il confronto costruttivo e per la creazione di un senso di comunità basato sulla fiducia reciproca.
In definitiva, si tratta di riconquistare la credibilità attraverso l’operato, rendendo la politica uno strumento al servizio del bene comune.