La recente approvazione all’unanimità di una proposta di legge dal Consiglio regionale della Basilicata segna un passo significativo verso la definizione di protocolli più strutturati e inclusivi per la stabilizzazione del personale sanitario.
L’iniziativa, promossa congiuntamente da consiglieri di diverse sensibilità politiche – Nicola Morea, Marcello Pittella, Michele Napoli e Mario Polese – si colloca in un contesto di profonda riflessione sulla gestione delle risorse umane nel sistema sanitario regionale, acuita da recenti eventi tragici che hanno colpito la comunità lucana.
La seduta consiliare, preceduta da un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’esplosione di Castel d’Azzano, dell’incidente stradale di Scanzano Jonico e della scomparsa del consigliere comunale Antonello De Santo, ha sottolineato la necessità impellente di affrontare con responsabilità e lungimiranza le problematiche legate al capitale umano nel settore sanitario.
Questi tragici eventi, pur nella loro diversità, hanno offerto una dolorosa riflessione sulla fragilità della vita e sull’importanza di valorizzare ogni individuo, soprattutto coloro che dedicano il proprio lavoro al servizio della collettività.
Il fulcro della proposta di legge risiede nell’intento di superare le attuali disomogeneità nelle procedure di stabilizzazione, orientandosi verso un modello che privilegi la valorizzazione delle competenze e dell’esperienza accumulata nel tempo.
L’obiettivo non è semplicemente quello di convertire contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, ma di realizzare una vera e propria riqualificazione del personale, promuovendo la progressione di carriera e l’innalzamento qualitativo delle prestazioni sanitarie erogate.
Un aspetto cruciale emerso durante i lavori è la necessità di affrontare le disparità esistenti tra diverse figure professionali.
La proposta mira infatti a correggere situazioni anomale, come quella di infermieri con contratti a tempo determinato che, pur possedendo una solida esperienza, si trovano a ricoprire ruoli di responsabilità, mentre operatori socio sanitari (OSS), spesso con profili professionali differenti, accedono più facilmente a posizioni a tempo indeterminato.
Si tratta di un’incongruenza che, oltre a generare frustrazione e demotivazione nel personale, rischia di compromettere l’efficienza e l’efficacia del sistema sanitario regionale.
La legge aspirata non si limita quindi a una mera regolarizzazione dei rapporti di lavoro, ma si propone come strumento di sviluppo del capitale umano, incentivando la formazione continua, la specializzazione e l’aggiornamento professionale.
Si intende inoltre promuovere la mobilità interna, favorendo l’assegnazione del personale alle aree più critiche e carenti di risorse.
In sintesi, la proposta di legge si configura come un atto di responsabilità istituzionale volto a rafforzare il sistema sanitario regionale, garantendo al contempo pari opportunità di crescita professionale per tutto il personale sanitario.
Il testo mira a creare un ambiente di lavoro più equo, meritocratico e stimolante, capace di attrarre e trattenere talenti, contribuendo così a migliorare la salute e il benessere della comunità lucana.







