La recente escalation di situazioni critiche che coinvolgono famiglie lucane, costrette a rivolgersi all’autorità giudiziaria e a denunciare pubblicamente l’interruzione di terapie riabilitative fondamentali per i propri figli, solleva un’inquietante riflessione sullo stato di tutela dei diritti dei bambini più vulnerabili in Basilicata.
Queste vicende, culminate con il pronunciamento del Tribunale a favore di una madre con figlio disabile, non rappresentano casi isolati, ma emergono come sintomi di un sistema che appare incapace di garantire la continuità delle cure essenziali, ponendo drammaticamente a confronto l’azione amministrativa e l’imperativo etico-costituzionale.
Il ricorso alla magistratura, in questo contesto, non è un atto di contestazione fine a sé stesso, ma una tragica ammissione di fallimento del sistema di welfare, un monito che evidenzia come principi basilari di equità e giustizia sociale siano venuti meno.
L’interruzione delle terapie riabilitative, come correttamente sottolineato, costituisce una lesione inaccettabile di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, un diritto alla salute che si traduce in opportunità di crescita, sviluppo e piena partecipazione alla vita sociale per i minori con disabilità.
L’attenzione si focalizza in particolare sui criteri di allocazione delle risorse da parte dell’Azienda Sanitaria Materana (ASM) e sull’organizzazione dei servizi riabilitativi ex art.
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Queste procedure, apparentemente neutrali e oggettive, si rivelano spesso terreno fertile per disfunzioni e distorsioni, generando squilibri che penalizzano in modo sproporzionato le famiglie più fragili.
Dietro le apparenti giustificazioni di natura burocratica, amministrativa o territoriale, si celano decisioni che compromettono il benessere dei bambini, negando loro il diritto a un percorso terapeutico continuo e personalizzato.
La priorità assoluta deve essere rivolta ai minori, al di là della complessità e delle rigidità del sistema.
Questo non deve essere un semplice slogan, un adorno retorico, ma un principio operativo che permei ogni decisione, una bussola che orienti l’azione della sanità pubblica.
È necessario un profondo ripensamento dei modelli organizzativi e gestionali, un approccio più centrato sulla persona, capace di cogliere le specifiche esigenze di ogni bambino e di garantire una continuità assistenziale che non sia preda di logiche contabili o territoriali.
La tutela dei diritti dei bambini non è un optional, ma un dovere inderogabile, un investimento nel futuro della comunità lucana.
La Basilicata, per dimostrare la sua civiltà, deve misurarsi con la sua capacità di prendersi cura dei suoi cittadini più deboli, offrendo loro un futuro di speranza e opportunità.






