La decisione del prefetto di Potenza, Michele Campanaro, di sospendere la vendita di biglietti per la partita Sorrento-Cerignola, valida per il Girone C della serie C e prevista per il 9 novembre allo stadio Viviani, rappresenta un atto amministrativo complesso, radicato in una storia di rivalità calcistica profonda e che interseca questioni di sicurezza pubblica, ordine pubblico e diritto sportivo.
Lungi dall’essere una mera limitazione alla partecipazione dei tifosi, il provvedimento si configura come un tentativo di mitigare un potenziale rischio di disordini e tensioni tra le tifoserie del Cerignola e del Potenza, le quali, paradossalmente, vedono il Sorrento operare come “ospite” nel capoluogo lucano.
La rivalità tra le due compagini non è una questione recente o superficiale.
Si tratta di un intreccio di fattori geografici, storici e sociali che hanno portato a un’escalation di comportamenti e un clima di ostilità che necessita di un intervento preventivo da parte delle autorità.
Il fatto che il Sorrento giochi le proprie partite casalinghe a Potenza, a causa di infrastrutture sportive inadeguate nella sua sede naturale, aggrava ulteriormente la situazione, trasformando ogni incontro in un potenziale punto di contesa.
Il provvedimento del prefetto non si limita a negare l’accesso allo stadio ai residenti della provincia di Foggia; esso attiva un complesso sistema di valutazioni legate alla prevenzione della criminalità sportiva.
La vendita dei biglietti, infatti, è uno strumento cruciale per il controllo degli accessi e l’identificazione dei potenziali soggetti a rischio.
Limitare la vendita a determinate categorie di persone permette alle forze dell’ordine di concentrare meglio le risorse e di monitorare più efficacemente il flusso di persone all’interno e all’esterno dello stadio.
Questa decisione si inserisce in un quadro più ampio di interventi volti a garantire la sicurezza negli eventi sportivi, un tema di crescente importanza nel panorama nazionale.
Si tratta di una responsabilità che coinvolge non solo le forze dell’ordine, ma anche le società sportive, le leghe e le istituzioni politiche.
La ricerca di un equilibrio tra il diritto dei tifosi di sostenere la propria squadra e la necessità di prevenire disordini e violenze rappresenta una sfida costante.
Inoltre, la decisione solleva interrogativi sulla natura stessa della “residenza” e sulla possibilità di discriminare l’accesso a un evento sportivo in base al luogo di domicilio.
Il prefetto, nel suo provvedimento, ha dovuto bilanciare questi principi con l’imperativo della sicurezza pubblica, dimostrando come la gestione di eventi sportivi ad alto rischio richieda un’attenta ponderazione di interessi contrastanti.
L’obiettivo finale è quello di consentire a chi ama il calcio di vivere la passione per lo sport in un ambiente sicuro e pacifico, preservando al contempo il diritto di tutti a partecipare alla vita sociale.






