Raid israeliano su giornalisti: dubbi sulle motivazioni dell’attacco

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Il Washington Post ha reso pubblico un video che mette in discussione la versione israeliana riguardante un raid durante il quale sono stati uccisi due giornalisti di Al Jazeera, accusati ingiustamente di essere terroristi. Il 7 gennaio, l’esercito israeliano ha condotto un attacco mirato con missili contro un’auto che trasportava quattro giornalisti palestinesi appena fuori da Khan Yunis, nel sud di Gaza. In questo tragico episodio hanno perso la vita Hamza Dahdouh, 27 anni, e il talentuoso operatore di droni Mustafa Thuraya, 30 anni, insieme al loro autista. Due altri giornalisti freelance sono rimasti gravemente feriti. I membri del team di Al Jazeera stavano tornando da un precedente luogo colpito da un attacco israeliano, dove avevano utilizzato un drone per documentare le conseguenze dell’azione militare.L’elemento chiave della giustificazione israeliana per l’attacco è stato proprio il drone impiegato dai giornalisti. Le forze di difesa israeliane hanno dichiarato che l’obiettivo era individuare e neutralizzare un presunto terrorista che utilizzava un mezzo aereo considerato una minaccia per le truppe dell’IDF. Successivamente è emerso che entrambi gli uomini uccisi erano affiliati a gruppi militanti: Thuraya ad Hamas e Dahdouh alla Jihad islamica palestinese. L’esercito israeliano ha sostenuto che l’attacco fosse una risposta a una minaccia immediata.Il Washington Post ha avuto accesso alle riprese del drone realizzate da Thuraya, recuperate dalla scena del raid e inviate a una società di produzione palestinese in Turchia. Nel video non sono visibili soldati o mezzi militari israeliani, sollevando dubbi sulle motivazioni dell’attacco ai danni dei giornalisti. Altri testimoni oculari hanno confermato di non aver notato movimenti sospetti nella zona al momento dell’attacco.Le testimonianze di 14 persone presenti durante l’attacco e dei colleghi dei giornalisti deceduti forniscono dettagli cruciali sull’accaduto. Non vi sono prove che suggeriscano che i due uomini stessero agendo in veste diversa da quella di giornalisti quel giorno; entrambi avevano superato i checkpoint israeliani nel loro viaggio verso sud all’inizio del conflitto. In particolare, Dahdouh aveva ottenuto recentemente il permesso speciale di lasciare Gaza, privilegio raramente concesso a individui notoriamente legati a organizzazioni militanti.Nonostante le richieste dettagliate e le domande poste dal Washington Post, le Forze Armate Israeliane si sono limitate a dichiarare: “Non abbiamo altro da aggiungere”. Durante il conflitto non sono emersi altri casi in cui i giornalisti siano stati presi di mira dall’IDF per via dell’utilizzo dei droni, strumento ampiamente impiegato per documentare la devastazione subita dalla popolazione civile a Gaza durante la guerra.

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