La caduta dell’amministrazione comunale di Bordighera, guidata dal sindaco Vittorio Ingenito, si è concretizzata oggi con la firma di una mozione di sfiducia, siglata da un ampio fronte di consiglieri provenienti sia dalla maggioranza che dall’opposizione.
Un atto formale, reso ufficiale attraverso la presenza di un notaio, che sancisce la conclusione di un periodo di profonda instabilità politica e di crescenti tensioni interne al consiglio.
La decisione, comunicata ufficialmente alla prefettura di Imperia e destinata al deposito presso la segreteria comunale, giunge a brevissimo termine rispetto alla convocazione di un Consiglio comunale che si preannunciava cruciale per dirimere le controversie e fare luce sulle dinamiche che hanno caratterizzato l’ultimo periodo amministrativo.
L’episodio catalizzatore di questa crisi, emergendo come “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ruota attorno all’installazione di un gazebo di Forza Italia, avvenuta il 25 ottobre scorso.
Secondo le accuse mosse dal sindaco Ingenito, l’infrastruttura sarebbe stata realizzata dalle maestranze comunali su disposizione dell’ex assessore Marzia Baldassarre.
La conseguente reazione di Ingenito, espressa pubblicamente in una conferenza stampa infiammata, ha innescato un’escalation di accuse di gravità inaudita, culminate in un’implicazione di peculato nei confronti della stessa Baldassarre, cui sono state immediatamente revocate le deleghe.
Questa decisione, seppur tardiva, ha segnato un punto di non ritorno nel rapporto tra il sindaco e l’ex assessore, evidenziando una profonda frattura all’interno dell’amministrazione.
Le dimissioni irrevocabili del sindaco Ingenito, formalizzate ieri, rappresentano l’ultimo atto di una spirale discendente iniziata da tempo.
La perdita del sostegno politico dei partiti di centrodestra che avevano originariamente sostenuto la sua candidatura ha reso inevitabile questa decisione, sancendo la fine anticipata del suo mandato.
Non si tratta di un evento isolato, ma il compimento di un percorso già segnato da precedenti tentativi di destabilizzazione.
Già in passato, nei mesi scorsi, era maturato un piano simile, un “golpe” che però, mancando di un sostegno sufficiente – una sola firma mancava per raggiungere il quorum necessario – non era riuscito a concretizzarsi, risparmiando l’amministrazione da un immediato scioglimento del consiglio.
La vicenda di Bordighera solleva interrogativi significativi sulla gestione delle risorse pubbliche, sulla trasparenza delle procedure amministrative e sulla responsabilità dei singoli esponenti politici.
L’accusa di peculato, pur in sede di indagine preliminare, getta un’ombra di sospetto sulla condotta degli attori coinvolti e richiede un approfondimento che vada oltre la semplice ricostruzione dei fatti.
L’attuale situazione, con un consiglio comunale privo di guida, apre ora uno scenario di incertezza amministrativa e richiede un intervento tempestivo per garantire la continuità dei servizi essenziali e la gestione ordinaria degli affari pubblici, in attesa di una soluzione politica duratura.







