Un’analisi congiunturale sul credito bancario alle imprese: segnali di ripresa disomogenei e persistenti fragilità territorialiDopo un periodo prolungato di contrazione, ventotto mesi consecutivi a testimonianza di una crescente difficoltà di accesso al credito per le imprese, l’estate 2024 ha segnato una potenziale svolta nel panorama del finanziamento bancario.
L’indagine dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre evidenzia un ritorno alla crescita dei prestiti alle imprese, con un incremento complessivo dello stock erogato di quasi 5,5 miliardi di euro rispetto all’inizio dell’anno, portando il totale a 647 miliardi.
Questo segnale, apparentemente positivo, necessita di un’analisi più approfondita per comprenderne appieno la portata e l’effettiva distribuzione dei benefici.
La ripresa, infatti, si rivela tutt’altro che omogenea.
Mentre le imprese con un organico superiore a venti addetti hanno registrato un aumento del credito del 1,5% (+8,2 miliardi di euro), un dato che suggerisce una maggiore resilienza o una maggiore capacità di accesso a risorse finanziarie, quelle con meno di venti addetti, spina dorsale del tessuto imprenditoriale italiano (costituendo il 98% del totale e impiegando quasi il 55% della forza lavoro al netto del settore pubblico), hanno subito una contrazione del 2,8% (-2,7 miliardi di euro).
Questa disparità evidenzia un divario di accesso al credito che rischia di acuire le difficoltà per le micro e piccole imprese, spesso più vulnerabili alle fluttuazioni economiche e meno dotate di risorse per affrontare periodi di crisi.
La geografia del credito bancario rivela, inoltre, forti disomogeneità territoriali.
Quasi la metà delle province italiane non ha ancora beneficiato di un aumento dei prestiti alle imprese, con aree che continuano a soffrire di una carenza cronica di finanziamenti.
Imperia e Prato figurano tra le realtà più problematiche, con una diminuzione significativa del credito erogato, seguite da Vercelli e Avellino.
Al contrario, Aosta, Trieste e Oristano registrano aumenti notevoli, offrendo un quadro contrastante che riflette le diverse dinamiche economiche e finanziarie che caratterizzano il Paese.
Anche le principali aree economiche e produttive del territorio nazionale presentano performance divergenti.
Roma, Bergamo, Firenze e Milano mostrano segnali di ripresa, ma con ritmi e intensità differenti.
Un’analisi più dettagliata potrebbe rivelare le specifiche dinamiche che guidano queste performance, come ad esempio la composizione settoriale dell’economia locale, la presenza di settori in crescita o in difficoltà e la capacità delle imprese di accedere a finanziamenti alternativi.
A livello regionale, la contrazione degli impieghi bancari in Veneto rappresenta una delle principali criticità.
Questa tendenza, iniziata nel 31 dicembre 2014, continua a pesare sull’economia regionale, testimoniando un problema strutturale che va al di là delle fluttuazioni congiunturali.
La scomparsa di importanti istituzioni bancarie come Antonveneta, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banco Popolare, avvenuta nel corso degli anni, ha lasciato un vuoto che sembra ancora difficile da colmare, compromettendo la capacità del sistema bancario veneto di sostenere lo sviluppo delle imprese locali.
Anche l’Umbria e il Molise mostrano andamenti negativi, confermando una situazione di fragilità diffusa in alcune aree del Paese.
In conclusione, la ripresa dei prestiti bancari alle imprese, sebbene incoraggiante, non deve essere interpretata come una soluzione definitiva ai problemi strutturali che affliggono il sistema finanziario italiano.
È fondamentale monitorare attentamente l’evoluzione di questa tendenza, prestando particolare attenzione alle disuguaglianze territoriali e settoriali, e adottando misure mirate per sostenere le micro e piccole imprese, che rappresentano il motore dell’economia italiana e la principale fonte di occupazione.
Un’analisi più approfondita delle cause alla base delle performance divergenti tra le diverse aree geografiche e settoriali è necessaria per definire politiche economiche efficaci e garantire una ripresa sostenibile e inclusiva.







