martedì 21 Ottobre 2025
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Liguria

Ripresa del credito bancario: segnali contrastanti tra grandi aziende e PMI.

Dopo un periodo prolungato di contrazione, che ha caratterizzato il credito bancario alle imprese italiane per quasi due anni e mezzo, si intravede un segnale di ripresa.

L’analisi condotta dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre evidenzia un’inversione di tendenza significativa a partire dall’estate corrente, con un incremento dei prestiti concessi e un aumento complessivo dello stock erogato alle imprese di quasi 5,5 miliardi di euro rispetto all’inizio dell’anno, portando il totale a 647 miliardi.
Questa dinamica, pur incoraggiante, rivela una distribuzione disomogenea dei benefici, accentuando le disparità preesistenti all’interno del tessuto economico nazionale.
L’analisi approfondita mette in luce una polarizzazione nel recupero del credito: mentre le imprese con più di 20 dipendenti hanno registrato un aumento del finanziamento (+1,5%, corrispondente a 8,2 miliardi di euro), le piccole e microimprese, che rappresentano la stragrande maggioranza (98%) delle aziende italiane e impiegano quasi la metà della forza lavoro privata, continuano a faticare, con una diminuzione del credito pari al -2,8% (-2,7 miliardi di euro).
Questa divergenza è particolarmente preoccupante, considerando il ruolo cruciale delle PMI per la tenuta occupazionale e la vitalità del sistema produttivo italiano.
Si tratta di un divario che rischia di amplificare le fragilità strutturali di un tessuto economico per sua natura basato sulla micro e piccola impresa.
La ripresa creditizia non si manifesta uniformemente sul territorio nazionale: quasi la metà delle province italiane non ha ancora assistito a un aumento degli impieghi bancari alle imprese.
Le situazioni più critiche si concentrano in aree geografiche specifiche, con Imperia e Prato che detengono i record negativi in termini di riduzione percentuale del credito erogato.
Ulteriori province in difficoltà includono Vercelli e Avellino.
Al contrario, Aosta si distingue come realtà virtuosa, con un aumento significativo del credito, seguita da Trieste e Oristano.
Anche le principali aree economiche, come Roma, Bergamo, Firenze e Milano, mostrano segnali di miglioramento, sebbene con ritmi diversi.

A livello regionale, la contrazione degli impieghi si fa particolarmente sentire in Veneto, una regione che, in modo preoccupante, subisce un calo continuo del credito bancario dal 2011.

Questa persistente contrazione è interpretata dagli analisti come una conseguenza indiretta della dissoluzione di importanti istituzioni bancarie locali, come Antonveneta, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banco Popolare, eventi che hanno lasciato cicatrici profonde nel sistema finanziario regionale.
Anche Umbria e Molise si collocano in una situazione di difficoltà.
L’andamento in atto, sebbene possa suggerire una prima fase di ripresa, solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità di questa ripresa e sulla sua capacità di coinvolgere tutte le imprese, in particolare quelle di minori dimensioni.

È imperativo monitorare attentamente l’evoluzione di questa dinamica, intervenendo con politiche mirate a favorire l’accesso al credito per le PMI e a ridurre le disuguaglianze territoriali.

La capacità di affrontare queste sfide determinerà la resilienza e la competitività del sistema economico italiano nel lungo periodo.

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