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Liguria

Sanremo, aggressione a turista disabile: violenza oltre ogni limite.

La notte di Sanremo, un atto di inaudita brutalità ha infranto la serenità della città dei fiori, lasciando una cicatrice profonda nell’immaginario collettivo.

Un giovane turista piemontese, ventunenne e affetto da disabilità motorie, è stato vittima di un violento pestaggio, un’aggressione che evoca crudele parallelismo con le dinamiche distorte e disumanizzanti rappresentate in “Arancia Meccanica”.
L’episodio, consumatosi nelle prime ore del mattino, domenica 7 settembre, in una zona centrale di Sanremo, tra via Gioberti e via Nino Bixio, ha visto coinvolti quattro individui, di cui tre prontamente identificati e arrestati dalla polizia.
Un quarto è tuttora ricercato.

La sequenza degli eventi, ricostruita grazie alle testimonianze dei presenti e a un video cruciale, rivela un’escalation di violenza inaccettabile.

Il giovane turista, dopo aver trascorso una serata con amici nei locali del lungomare, è stato oggetto di un inseguimento da parte dei quattro aggressori, i quali gli rivolgevano insulti in lingua straniera.

La dinamica suggerisce un’iniziale situazione di provocazione, ma l’atto successivo, il pestaggio, trascende ogni possibile giustificazione.

La ferocia con cui i responsabili hanno agito, culminando nell’utilizzo di una sedia di plastica come arma, ha causato al giovane ventunenne lesioni che necessitano di quarantacinque giorni per guarire.
Gli arrestati, Florian Adam Faudel Zeghdar (19 anni), Yassine Oulhint (18 anni) e Zinedine Calderone (21 anni), tutti residenti a Montecarlo e dintorni, sono accusati di lesioni aggravate.

La custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Imperia, Anna Bonsignorio, riflette la gravità dei reati commessi e la necessità di assicurare alla giustizia i responsabili.
Zinedine Calderone, durante l’udienza, si è dichiarato estraneo ai fatti, sostenendo di aver tentato di dissuadere i suoi compagni.

Le dichiarazioni degli altri indagati hanno cercato di fornire una narrazione alternativa, sostenendo di essere stati loro stessi provocati: Yassine Oulhint ha affermato di aver subito un pugno e una caduta, giustificando così la reazione violenta dei suoi amici.

Questa versione dei fatti, tuttavia, non riesce a minimizzare la brutalità e l’ingiustificabilità dell’aggressione.

Un aspetto particolarmente sconcertante è l’apparente ignoranza degli aggressori sulle condizioni di disabilità della vittima.

Hanno giustificato il loro comportamento sostenendo di non essersi resi conto che il giovane non utilizzasse una sedia a rotelle o stampelle, una motivazione che non assolve in alcun modo dalla responsabilità penale e che solleva interrogativi più ampi sulla percezione e il rispetto delle persone con disabilità.
L’episodio ha riacceso il dibattito sull’uso della forza, la cultura della violenza e l’importanza di promuovere una società inclusiva e rispettosa delle differenze.

La giustizia dovrà accertare con certezza la dinamica degli eventi, le responsabilità di ciascun individuo coinvolto e le motivazioni che hanno portato a questo tragico episodio, affinché simili atti di inaudita barbarie non si ripetano.

L’immagine di un giovane disabile aggredito e maltrattato rappresenta una profonda ferita per l’intera comunità e un campanello d’allarme per il futuro.

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