Il quattordicesimo anniversario del 25 ottobre 2011 si erge come una pietra miliare nel tessuto della memoria collettiva della Liguria orientale, un giorno che incise profondamente nel paesaggio fisico e morale della Val di Vara, della Lunigiana e delle Cinque Terre.
L’evento catastrofico, alimentato da piogge torrenziali inaudite, scatenò un’esondazione improvvisa e violenta dei corsi d’acqua, trasformando in fiumi in piena torrenti e rivi, e lasciando dietro di sé un’eredità di dolore e distruzione.
Tredici vite spezzate, strappate alle loro famiglie e comunità, rappresentano una ferita aperta che non può essere dimenticata.
Il pensiero commosso e rispettoso del Presidente della Provincia e Sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, si rivolge a loro e ai loro cari, portatori di un lutto inespugnabile.
Ma il ricordo di quel giorno non si limita al lutto.
Esso si intreccia con l’emergere di un’incredibile manifestazione di resilienza e solidarietà umana.
In un momento di disperazione, cittadini comuni, volontari, associazioni, enti pubblici e privati si unirono in uno sforzo corale per fornire soccorso, confortare i feriti e iniziare la difficile opera di ricostruzione.
Quel gesto di altruismo, di disponibilità e di aiuto reciproco, ha rivelato la forza intrinseca della comunità ligure, capace di superare le avversità e di ritrovare la speranza nel sostegno reciproco.
L’alluvione del 2011, tuttavia, ha consegnato alla comunità una lezione amara: la straordinaria bellezza del territorio ligure è indissolubilmente legata alla sua intrinseca fragilità.
La conformazione geologica, caratterizzata da versanti ripidi, scarsa permeabilità del suolo e un’elevata incidenza di fenomeni di dissesto idrogeologico, rende la regione particolarmente vulnerabile agli eventi meteorologici estremi.
Il cambiamento climatico, con l’intensificarsi delle precipitazioni intense e la maggiore frequenza di eventi alluvionali, amplifica ulteriormente questa vulnerabilità.
La prevenzione del dissesto idrogeologico non può essere relegata a una mera questione tecnica o amministrativa; essa rappresenta un imperativo etico, un dovere nei confronti delle generazioni presenti e future.
Richiede un approccio integrato che combini interventi strutturali, come la realizzazione di opere di regimazione dei corsi d’acqua e la stabilizzazione dei versanti, con azioni di pianificazione territoriale che limitino l’urbanizzazione in aree a rischio, promuovano la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e favoriscano la sensibilizzazione della popolazione.
È necessario investire in sistemi di monitoraggio e allerta precoce, migliorare la gestione del territorio e rafforzare la capacità di risposta alle emergenze.
La memoria del 25 ottobre 2011 deve quindi tradursi in un impegno concreto e duraturo per rendere il nostro territorio più sicuro, più resiliente e più capace di affrontare le sfide del futuro.







