La trasformazione del Golfo della Spezia, e con essa il futuro di una tradizione secolare, si manifesta in un’operazione complessa e delicata: il temporaneo trasferimento dei vivai di mitili.
A partire dal 28 ottobre e protrattosi fino a giugno 2026, un numero significativo di esemplari di *Mytilus galloprovincialis*, le pregiate cozze spezzine, verranno immersi in una nuova area di allevamento situata al di fuori della diga foranea del porto, tra Lerici e Portovenere.
Questo non è un mero spostamento di poche decine di metri, ma una riorganizzazione radicale di un sistema di produzione legato indissolubilmente al contesto storico e ambientale del Golfo.
Per decenni, i mitilicoltori hanno beneficiato della protezione offerta dal frangiflutti, un’imponente infrastruttura risalente al XIX secolo, concepita originariamente per garantire la sicurezza dell’arsenale marittimo sabaudo e, nel tempo, divenuta un elemento cruciale per la stabilità delle acque e la salvaguardia delle attività di pesca e acquacoltura.
L’intervento di dragaggio, necessario per mantenere la profondità dei canali portuali e garantire la navigabilità, impone una sospensione temporanea dell’attività di allevamento nella zona tradizionale.
La preoccupazione primaria è la potenziale contaminazione dei molluschi, vulnerabili agli agenti inquinanti e ai sedimenti torbidi che verrebbero rimossi dal fondale durante le operazioni di scavo.
I fanghi sollevati, depositati per secoli, potrebbero alterare la qualità dei prodotti, compromettendo la rinomata reputazione delle cozze spezzine, simbolo di un’eccellenza gastronomica legata al territorio.
Questa situazione solleva interrogativi profondi sul rapporto tra sviluppo infrastrutturale e sostenibilità ambientale.
Il trasferimento dei vivai, pur essendo una soluzione temporanea, rappresenta una sfida logistica e produttiva, richiedendo un adattamento alle condizioni ambientali del mare aperto, dove i molluschi saranno esposti a correnti più intense e a un’elevata variabilità delle condizioni idrologiche.
Inoltre, l’evento mette in luce la fragilità di un settore economico basato su risorse naturali, e sottolinea l’importanza di una gestione integrata del territorio, che tenga conto delle esigenze di sviluppo economico e della tutela dell’ecosistema marino.
La transizione, sebbene temporanea, impone un’attenta monitoraggio della qualità dell’acqua e dei prodotti, garantendo la sicurezza alimentare e preservando la continuità di una tradizione che affonda le sue radici nella storia e nella cultura della Liguria.
Il futuro delle cozze spezzine, e con esse il sostentamento di intere famiglie, dipende dalla capacità di conciliare progresso e rispetto per l’ambiente.







