La furia del vento ha colpito duramente lo stadio Alberto Picco di La Spezia, lasciando dietro di sé una scena di degrado e solleva interrogativi sulla resilienza delle infrastrutture sportive in un contesto climatico sempre più estremo.
Le raffiche, superando i 110 km/h, hanno agito come una forza destabilizzante, abbattendo un albero secolare all’interno dell’impianto.
La caduta dell’albero, un evento traumatico per la comunità locale, non si è limitata alla distruzione del verde; ha innescato una reazione a catena che ha coinvolto la rete elettrica, provocando la rottura di una linea aerea e il crollo di un palo di illuminazione.
La dinamica degli eventi ha evidenziato una vulnerabilità strutturale: la forza dell’albero caduto ha trascinato con sé elementi cruciali per l’operatività dello stadio, danneggiando l’inferriata di Via dei Pioppi e creando una vera e propria barriera lungo il corridoio di accesso ai tornelli della tribuna.
L’impatto non è solo estetico; la compromissione di queste aree pone problemi logistici e di sicurezza per l’afflusso di pubblico.
La tempesta ha fatto emergere una riflessione più ampia sulla manutenzione preventiva e sulla capacità degli impianti sportivi di resistere a fenomeni meteorologici sempre più intensi, resi più frequenti dai cambiamenti climatici.
La Spezia, come molte altre città costiere, è esposta a eventi atmosferici avversi, e la gestione del rischio ambientale assume un’importanza cruciale.
La caduta dell’albero, ad esempio, solleva domande sulla valutazione della stabilità degli alberi ad alto fusto all’interno delle aree pubbliche e sulla necessità di implementare sistemi di monitoraggio e interventi di potatura mirati.
L’urgenza di ripristinare la sicurezza dell’impianto è massima, considerando che sabato sera alle 21 è prevista la partita Spezia-Catanzaro, valida per la seconda giornata del campionato di Serie B.
L’intervento di messa in sicurezza, programmato in giornata, dovrà essere rapido ed efficace, ma anche attento a non compromettere la stabilità delle strutture rimanenti e a prevedere soluzioni che mitighino il rischio di eventi simili in futuro.
La sfida non è solo quella di riparare i danni immediati, ma di ripensare la progettazione e la gestione degli spazi sportivi per renderli più resilienti alle sfide ambientali del nostro tempo.
Il futuro dello stadio Alberto Picco, e di altri impianti simili, dipenderà dalla capacità di integrare principi di sostenibilità e adattamento climatico nella sua stessa essenza.