La fragile architettura del progetto Spezia, guidato da Luca D’Angelo, crolla inesorabilmente sotto il peso di una serie negativa che si fa sempre più difficile da digerire.
Otto partite, cinque sconfitte, e un bilancio casalingo particolarmente bruciante, con quattro k.
o.
che segnano un declino allarmante.
La partita contro il Cesena, un confronto apparentemente accessibile, si rivela un ulteriore capitolo di questa crisi profonda.
Nel tentativo di sbloccare una situazione intricata, D’Angelo sperimenta una rivoluzione tattica, abbandonando per la prima volta in tre stagioni il modulo consolidato per affidarsi a un 4-3-1-2.
L’illusione di una possibile inversione di rotta si materializza in rete con il gol di Lapadula, che accende brevemente la speranza tra i tifosi.
Tuttavia, l’entusiasmo si dissolve rapidamente, lasciando spazio a una realtà impietosa.
La doppietta di Frabotta, orchestrata con precisione da schemi di gioco da calcio piazzato – un angolo sfruttato a dovere e una punizione eseguita con astuzia – spezza l’equilibrio e ribalta la partita.
La vulnerabilità difensiva dello Spezia, già evidente in precedenza, si manifesta con chiarezza, esponendo le lacune in fase di marcatura e la difficoltà nel gestire le situazioni di palla inattiva.
I tentativi di recupero nella ripresa, affidati a conclusioni dalla distanza di Esposito, si rivelano sterili, incapaci di scardinare il solido blocco difensivo avversario.
La retrocessione al terzultimo posto in classifica accentua la pressione sull’ambiente e alimenta il malcontento dei tifosi, che manifestano apertamente la loro frustrazione al termine della partita.
La presenza sugli spalti del proprietario Thomas Roberts, giunto da Boston, e del presidente Charlie Stillitano testimonia la gravità del momento e l’urgenza di prendere decisioni cruciali.
L’avventura di D’Angelo, iniziata solo quattro mesi prima con l’ambizioso obiettivo di sfiorare la Serie A, sembra ora giunta al suo inevitabile epilogo.
L’esperienza, pur costellata di buone intenzioni, si rivela inadeguata a gestire le aspettative e le pressioni di una piazza esigente.
Il futuro dello Spezia è appeso a un filo, e le prossime scelte dirigenziali determineranno il corso di un campionato che rischia di precipitare in una spirale di declino.
La ricostruzione, qualunque essa sia, si preannuncia complessa e dolorosa, richiedendo un profondo ripensamento del progetto sportivo e una forte iniezione di fiducia per risollevare un ambiente ferito e demoralizzato.








