Dalle mura storiche della Fortezza Firmafede di Sarzana, dal 13 dicembre 2025 al 3 maggio 2026, si sprigionerà un’esplorazione audace e provocatoria dell’animo umano attraverso l’opera di Giuseppe Veneziano.
L’antologica, curata da Luca Nannipieri, si configura come un evento cruciale per la comprensione di un artista che ha segnato profondamente il panorama dell’arte contemporanea, elevandolo a figura di riferimento del movimento “New Pop”.
Più di settanta opere, tra dipinti monumentali e sculture di forte impatto visivo, offriranno un percorso immersivo nella poetica veneziana, un universo fatto di iconografie ibride, reinterpretazioni dissacranti e un irriverente confronto con il presente.
L’esposizione non si limiterà a una semplice retrospettiva, ma si proporrà come un vero e proprio laboratorio di riflessione, un crogiolo dove la critica sociale, l’estetica pop e la rilettura del canone artistico si fondono in un linguaggio univoco e inequivocabile.
Opere come “Novecento”, “La strage degli innocenti” e “Quasi amici”, affiancate dalle creazioni più recenti, testimoniano l’evoluzione costante della ricerca veneziana, una traiettoria segnata da un continuo dialogo con la cultura di massa e dalla volontà di smantellare le certezze consolidate.
Il celebre “Selfie”, con la sua rielaborazione ironica del celebre dipinto di Vermeer, ne è emblematico, incarnando la quintessenza dell’appropriazione culturale e della decostruzione dei modelli di rappresentazione.
L’eco delle opere di Veneziano ha generato un intenso dibattito, animato da voci autorevoli come Oriana Fallaci, Oliviero Toscani, Dario Fo, Giampiero Mughini, Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi, confermando la capacità dell’artista di scatenare reazioni forti e contrastanti.
La presenza delle sue opere in un luogo simbolo come la Fortezza Firmafede, da sempre custode di memorie e testimone di trasformazioni, contribuisce a creare una tensione particolare, un cortocircuito tra passato e presente, tra rigore storico e libertà espressiva.
Come sottolinea il curatore Nannipieri, la censura, paradossalmente, rappresenta un atto di riconoscimento, una manifestazione di disagio e di fascino nei confronti di un’opera che scalfisce la superficie delle convenzioni.
Un’affermazione che trova riscontro nelle parole del sindaco di Sarzana, Cristina Ponzanelli, il quale evidenzia come le opere di Veneziano, pur potendo suscitare perplessità, contribuiscano ad ampliare la nostra comprensione del tempo presente e ad alimentare un dialogo costruttivo.
L’antologica si propone, dunque, come un viaggio coraggioso e a tratti scomodo nelle profondità dell’animo umano, un percorso che, attraverso la lente deformante dell’arte, ci invita a confrontarci con i nostri tabù, le nostre ossessioni, i nostri silenzi.
Veneziano, con il suo linguaggio diretto e provocatorio, rilegge figure politiche di spicco (Trump, Putin, Berlusconi, Papa Francesco), iconografie fiabesche (Topolino, Biancaneve) e capolavori rinascimentali, svelandone le contraddizioni e le fragilità.
Un’esperienza che, come afferma Nannipieri, spalanca “geografie della nostra anima che pensavamo di far tacere”, rivelando la potenza trasformatrice dell’arte come specchio e come sfida per la nostra società.







