Balenottera ferita nel Mar Ligure: un grido d’aiuto.

0
10

L’avvistamento, avvenuto il 13 agosto durante un’escursione di whale watching dalla motonave Corsara, ha portato alla luce una drammatica realtà: una balenottera comune, *Balaenoptera physalus*, gravemente ferita nel Mar Ligure.

L’animale, descritto dall’equipaggio e confermato dalla ricercatrice Maddalena Jahoda dell’Istituto Tethys, presentava profonde lacerazioni sul dorso, da cui filtravano abbondanti bolle di grasso sottocutaneo, segno di una lesione significativa e presumibilmente recente.
Nonostante la severità delle ferite, la balenottera mostrava segni vitali, alternando periodi di superficie a brevi immersioni, suggerendo una lotta per la sopravvivenza.

L’episodio, purtroppo, non è un evento isolato.

Le balenottere comuni, specie iconica dei mari del Mediterraneo, sono frequentemente soggette a traumi antropogenici, con un tasso di mortalità legato a collisioni con imbarcazioni che destano crescente preoccupazione tra gli scienziati e gli ambientalisti.
L’importanza di questi cetacei non si limita al valore ecologico, in quanto apicali nella catena alimentare e indicatori della salute dell’ecosistema marino, ma anche al loro ruolo culturale e simbolico per le comunità costiere.

L’area del Mar Ligure, un punto chiave per l’alimentazione di questi giganti marini durante i mesi estivi, quando si nutrono di krill, si sovrappone al Santuario Pelagos, un’area protetta istituita per la conservazione delle specie di balene e delfini.

Ironia della sorte, questa zona, cruciale per la loro sopravvivenza, è anche percorsa da un intenso traffico marittimo, creando una pericolosa confluenza di interessi e rischi.

La velocità delle imbarcazioni, in particolare quando supera i 10 nodi, amplifica in modo esponenziale il pericolo di collisioni, rendendo la navigazione un evento potenzialmente fatale per i cetacei.

La sfida più complessa risiede nella difficoltà di mitigare questo rischio all’interno del Santuario Pelagos.

A differenza di altre aree oceaniche, dove sono state implementate soluzioni come la ri-instradamento delle rotte dei traghetti per evitare aree di frequente avvistamento dei cetacei, la dispersione delle balenottere su ampie zone di fondali profondi rende difficile la previsione del loro comportamento e l’implementazione di misure preventive efficaci.

Questo scenario sottolinea l’urgente necessità di un approccio integrato che combini monitoraggio continuo, ricerca scientifica avanzata, regolamentazione più stringente del traffico marittimo, sensibilizzazione del pubblico e, soprattutto, un profondo cambiamento culturale che riconosca il valore intrinseco della biodiversità marina e la necessità di convivere in modo sostenibile con questi magnifici animali.

Il futuro delle balenottere comuni nel Mediterraneo dipende dalla nostra capacità di agire con responsabilità e lungimiranza.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui