La situazione relativa alla diffusione della Peste Suina Africana (PSA) in Liguria e Piemonte assume contorni sempre più allarmanti, configurandosi come una sfida complessa per la sanità animale e per l’economia locale.
Il numero di carcasse di cinghiale risultate positive al virus ha superato la soglia degli 1.141 in Liguria, un incremento significativo rispetto ai 789 casi rilevati in Piemonte, segnando un’espansione preoccupante del focolaio.
L’evento zero, datato all’11 gennaio 2022 nel Comune di Isola del Cantone (GE), ha innescato una reazione a catena che si è rapidamente propagata, evidenziando le dinamiche di diffusione tipiche di un patogeno veicolato da un ospite selvatico come il cinghiale.
Il Piemonte, con la conferma del primo caso continentale in Italia il 7 gennaio 2022 a Ovada (AL), ha rappresentato il punto di accesso del virus, aprendo la strada a una diffusione più ampia.
Questi dati, diffusi dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta, sottolineano l’urgenza di un’azione coordinata e strategica.
Le recenti positività rilevate in Liguria – una a Sestri Levante (GE), tre ad Albisola Marina e una a Cairo Montenotte (SV), e una a Zignago (SP) – testimoniano la continua estensione del focolaio.
L’analisi geografica dei casi rivela una distribuzione disomogenea, con alcune aree particolarmente colpite.
Genova emerge come la provincia con il maggior numero di casi totali (276), seguita da aree montane e collinari come Sassello (59), Rovegno (54), Uscio (44) e Rossiglione (40).
La PSA, causata da un virus arterivirico altamente contagioso, rappresenta una seria minaccia non solo per la fauna selvatica, causando mortalità elevata nei suini, ma anche per il settore zootecnico.
La presenza del virus in cinghiali, noti per la loro capacità di movimento e adattamento, rende estremamente difficile il controllo della sua diffusione.
Questi animali, agendo come serbatoi naturali del virus, contribuiscono alla sua propagazione attraverso il contatto diretto, le secrezioni e la contaminazione del suolo e delle risorse alimentari.
La sfida cruciale risiede nell’implementazione di misure di controllo efficaci e sostenibili.
Queste includono un monitoraggio intensivo della popolazione di cinghiali attraverso attività di sorveglianza attiva, il campionamento sistematico di carcasse per l’analisi virologica, e la realizzazione di abbattimenti mirati nelle aree a più alta incidenza.
Al contempo, è imperativo rafforzare le misure di biosicurezza nelle aziende zootecniche suine, limitando il contatto tra suini domestici e cinghiali selvatici e implementando rigorosi protocolli di igiene.
La complessità della situazione richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga veterinari, biologi, agronomi, amministrazioni locali e agricoltori.
La collaborazione tra i diversi attori è essenziale per sviluppare strategie di gestione integrate, che tengano conto delle peculiarità del territorio e delle dinamiche della popolazione di cinghiali.
L’educazione e la sensibilizzazione della popolazione locale sono altrettanto importanti per promuovere comportamenti responsabili e per favorire la collaborazione con le autorità sanitarie.
Infine, la ricerca scientifica svolge un ruolo chiave per migliorare la comprensione del virus, sviluppare nuovi strumenti diagnostici e valutare l’efficacia delle diverse strategie di controllo.