La riforma del Mercato Telematico Azionario (MTA), evoluzione del vecchio mercato Tuf, rappresenta un intervento strutturale volto a rilanciare la competitività di Piazza Affari e a stimolare l’afflusso di capitali verso le imprese italiane, in particolare le PMI.
L’iniziativa, delegata dal decreto legge “Capitali” e sostenuta da Bankitalia, mira a contrastare il preoccupante esodo di società da Piazza Affari, un fenomeno che ha eroso oltre 100 miliardi di capitalizzazione tra il 2021 e il 2024.
Questo deflusso è stato in parte mitigato dall’aumento delle piccole e medie imprese negoziate sull’Euronext Growth Milan (EGM), ma non è sufficiente a invertire la tendenza.
La riforma non si limita a una mera revisione del quadro normativo esistente, ma rifonde la Legge Draghi del 1998, introducendo modifiche significative su aspetti cruciali come le soglie di Obbligo di Offerta Pubblica d’Acquisto (OPA), la disciplina delle partecipazioni incrociate e la definizione stessa di “concerto” nelle operazioni di takeover.
L’obiettivo è creare un ambiente più attrattivo per gli investitori, riducendo la complessità e i rischi percepiti.
Bankitalia ha formulato due proposte chiave per affinare ulteriormente il testo legislativo.
La prima riguarda l’eventuale eliminazione del divieto di *interlocking*, una norma introdotta nel 2011 che impedisce a un singolo individuo di ricoprire cariche direttive in aziende concorrenti nei settori finanziario, assicurativo e bancario.
L’istituto sottolinea come la normativa prudenziale vigente sull’idoneità degli amministratori produca effetti simili, rendendo il divieto di *interlocking* potenzialmente ridondante e limitativo.
La seconda proposta mira a tutelare la prevalenza delle normative settoriali in materia di competenze degli organi sociali e responsabilità degli amministratori non esecutivi, garantendo così una maggiore chiarezza e coerenza nell’interpretazione e nell’applicazione delle norme.
La riforma valorizza inoltre l’autonomia statutaria delle società e promuove l’adozione di diverse forme di governo societario, sia monistico che dualistico, riconoscendo i vantaggi di ciascuna soluzione in termini di trasparenza e accountability.
Questa flessibilità è particolarmente apprezzata dagli investitori internazionali, più avvezzi a sistemi di governance diversificati.
L’introduzione di modalità flessibili per lo svolgimento delle assemblee dei soci, con la possibilità per una percentuale qualificata di azionisti di richiedere l’adunanza in forma fisica, mira a preservare la funzione fondamentale dell’assemblea come luogo di dibattito e confronto tra gli interessi dei diversi stakeholder.
Questo aspetto è cruciale soprattutto per le banche quotate costituite in forma di cooperativa, dove i principi democratici e la partecipazione degli associati sono elementi distintivi.
La riforma si pone, in definitiva, come un catalizzatore per un mercato dei capitali italiano più dinamico, competitivo e in grado di sostenere la crescita delle imprese.









