L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Savona ha portato all’arresto di una ex-consulente finanziaria, figura con un lungo curriculum professionale, accusata di una serie di reati finanziari di gravità eccezionale: abusivismo gestorio, truffa aggravata, riciclaggio di capitali illeciti e reimpiego di risorse derivanti da attività illecite.
L’indagine ha rivelato un sofisticato schema Ponzi che ha coinvolto oltre cento vittime dislocate in diverse regioni del nord Italia, per un ammontare complessivo di oltre cinque milioni di euro.
La donna, formalmente collocata a riposo dal 2014 e radiata dagli albi professionali, ha continuato, in modo subdolo e per un periodo prolungato, ad attrarre e gestire i risparmi di numerosi clienti.
Questi ultimi, in parte legati a precedenti esperienze professionali della consulente, in parte acquisiti nel tempo, sono stati ingannati con una narrazione accuratamente costruita.
La consulente si è presentata come procacciatrice di affari, apparentemente in collaborazione con un prestigioso istituto bancario e assicurativo svizzero, creando una facciata di legittimità e affidabilità.
La vicenda è emersa alla luce delle crescenti denunce di mancata restituzione delle somme affidate, a seguito delle promesse di rendimenti elevati e “sicuri” che avevano inizialmente convinto gli investitori.
Il meccanismo di restituzione parziale di somme derivanti da fondi comuni azionari, pur apparentemente rassicurante, si è rivelato una tecnica manipolativa volta a mantenere alta la fiducia delle vittime e a continuare ad attrarre nuovi capitali.
L’assenza di iscrizione in alcun albo professionale riconosciuto, gestito dalla Banca d’Italia, dalla Consob o dall’Ordine dei consulenti finanziari, costituisce un elemento ulteriore di gravità e di violazione delle normative vigenti.
Le indagini hanno inoltre portato alla luce la presentazione, a clienti ignari, di prospetti finanziari deliberatamente falsificati, che attestavano una presunta redditività di investimenti in fondi comuni di diritto lussemburghese.
La truffa, strutturata secondo lo schema piramidale classico – lo schema Ponzi – si basava sull’utilizzo di capitali ottenuti da nuovi investitori per remunerare quelli precedenti, creando una illusione di sostenibilità finanziaria che, in realtà, non esisteva.
I capitali raccolti non venivano impiegati negli investimenti promessi, ma venivano sistematicamente deviati verso conti correnti personali, intestati alla consulente e a stretti familiari, o alla società di sua proprietà, consolidando una rete di riciclaggio e occultamento di risorse.
Nel corso dell’operazione, le Fiamme Gialle hanno provveduto al sequestro di un veicolo di lusso e di ventitré beni immobiliari situati nel Ponente ligure.
Un’accurata verifica fiscale ha permesso di quantificare la somma di proventi illeciti evasi, pari a circa tre milioni di euro, che saranno ora soggetti a tassazione.
L’inchiesta, ancora in corso, mira a ricostruire completamente le dinamiche dell’organizzazione criminale e a individuare eventuali complici coinvolti in questa complessa attività di frode e riciclaggio di denaro.







