Il processo in Corte d’Assise a Bergamo per la tragica scomparsa di Sharon Verzeni, una giovane donna di 33 anni la cui vita fu brutalmente interrotta nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola, si appresta a concludersi.
Al banco degli imputati figura Moussa Sangare, cittadino maliano di 30 anni, accusato di aver commesso un omicidio che ha scosso profondamente la comunità.
Il percorso giudiziario è stato segnato da un’iniziale confessione da parte dell’imputato, la quale però si è successivamente dissolta, creando una complessa dinamica processuale che ha messo a dura prova la ricostruzione dei fatti.
La confessione iniziale, pur avendo offerto una prima chiave interpretativa, è stata successivamente smentita, sollevando interrogativi sulla sua veridicità e sulla capacità di Sangare di comprendere appieno le implicazioni delle sue dichiarazioni.
Una perizia psichiatrica, cruciale per valutare la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti, ha escluso una compromissione delle sue facoltà mentali.
Questa conclusione ha implicazioni significative per la determinazione della responsabilità penale e la conseguente applicazione della pena.
La perizia, infatti, ha confermato la sua capacità di agire consapevolmente, escludendo possibili cause attenuanti legate a disturbi psichiatrici.
L’udienza imminente vedrà il pubblico ministero Paolo Mandurino presentare le sue conclusioni, con la probabile richiesta di una condanna severa, giustificata dall’eccezionale efferatezza del crimine.
Sharon Verzeni, mentre si dedicava a una corsa mattutina, è stata vittima di un’aggressione improvvisa e violenta da parte di un uomo che non la conosceva, un dettaglio che amplifica il senso di insensatezza e di ingiustizia che avvolge il caso.
Successivamente, la parte civile, rappresentante gli interessi della famiglia Verzeni, avrà l’opportunità di esprimere il proprio dolore e chiedere giustizia per la perdita subita.
Il loro intervento, carico di emozione e di sofferenza, contribuirà a delineare l’impatto devastante del crimine sulla comunità e sulla famiglia della vittima.
Infine, la difesa di Moussa Sangare esprimerà le proprie argomentazioni, cercando di attenuare la responsabilità dell’imputato o di presentare una versione alternativa dei fatti.
La loro strategia difensiva sarà fondamentale per influenzare la decisione dei giudici.
La data del 12 gennaio è stata fissata per le repliche finali e la pronuncia della sentenza, momento cruciale in cui la giustizia dovrà fare il suo corso, cercando di offrire una risposta adeguata alla tragedia e di restituire un barlume di speranza ai familiari di Sharon Verzeni.
L’intera vicenda solleva inoltre interrogativi sulla sicurezza percepita nelle aree residenziali e sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione dei crimini violenti.







