Riforma Dlgs 231: Università di Bergamo propone una svolta.

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In seguito all’accordo di collaborazione siglato a maggio tra il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo e la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, una proposta di legge di profonda riforma del Decreto Legislativo 231/2001 è stata presentata in Parlamento.
Questa iniziativa, germogliata dall’impegno accademico bergamasco, mira a superare le criticità che, nel corso degli anni, hanno minato l’efficacia e l’equità del sistema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
La proposta legislativa si pone come risposta a una crescente esigenza di bilanciamento tra la necessità di certezza del diritto, elemento cruciale per la trasparenza e la prevedibilità delle azioni aziendali, e l’imperativo di responsabilizzazione delle imprese.

Il Presidente della Commissione d’Inchiesta, Jacopo Morrone, ha sottolineato come l’obiettivo primario sia quello di fornire alle aziende un quadro normativo chiaro e applicabile, senza compromettere i principi fondamentali di legalità e giustizia.
L’auspicio è quello di stimolare un cambiamento positivo per il tessuto imprenditoriale, incentivando comportamenti virtuosi e prevenendo illeciti.

Pierpaolo Astorina, docente dell’Università di Bergamo e curatore del progetto insieme a Gaetano Stea e Federico Donelli, ha descritto la proposta come un intervento complesso e articolato, volto a fornire un contributo significativo alla riforma della responsabilità d’impresa, con particolare attenzione alla prevenzione dei crimini ambientali.
La filosofia alla base della riforma è quella di privilegiare misure di prevenzione e rieducazione rispetto a sanzioni punitive, riconoscendo la centralità del ruolo dei dipendenti e dei collaboratori nel controllo e nella denuncia di attività illegali.

Un aspetto cruciale della riforma è la revisione dei criteri per la determinazione delle sanzioni, con l’obiettivo di alleggerire l’onere economico per le piccole e medie imprese, evitando al contempo di creare un incentivo alla tolleranza verso comportamenti illeciti.

La proposta introduce meccanismi di premialità per le aziende che dimostrano un impegno concreto nella prevenzione dei reati, in particolare attraverso la denuncia interna e l’isolamento di pratiche illegali.
Ciò include la protezione legale dei dipendenti che segnalano abusi e la promozione di programmi di compliance efficaci.

Il Rettore dell’Università di Bergamo, Sergio Cavalieri, ha espresso grande soddisfazione per la fiducia accordata all’ateneo e per l’opportunità di contribuire a un dibattito di tale rilevanza.
La coordinatrice del gruppo di lavoro, Anna Lorenzetti, ha evidenziato la vasta gamma di attività di collaborazione già in corso tra l’università e la Commissione, che spaziano dalla gestione dei rifiuti transfrontalieri al fenomeno della “Terra dei Fuochi” e al traffico illecito di animali.

Questa partnership rappresenta un segno di prestigio e un’occasione per generare conoscenza e promuovere soluzioni innovative per affrontare le sfide ambientali e agroalimentari del nostro tempo.
La riforma mira a creare un sistema più giusto, efficiente e capace di promuovere la sostenibilità e la legalità nel mondo delle imprese.