Il Tribunale per le Misure di Riesame di Brescia ha ridimensionato significativamente l’ambito di un’indagine complessa che coinvolge figure istituzionali di spicco, annullando, per vizi procedurali, il decreto di perquisizione e sequestro preventivo disposto a carico degli ex carabinieri Giuseppe Spoto e Silvio Sapone.
Questo episodio si inserisce nel più ampio filone bresciano del caso Garlasco, un’inchiesta che vede al centro l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari per aver, presumibilmente, ricevuto denaro al fine di influenzare l’esito del processo relativo ad Andrea Sempio nel 2017.
La decisione del Riesame, che segue un precedente annullamento del decreto a favore dello stesso Venditti avvenuto il 17 ottobre, comporta la restituzione di tutti i dispositivi elettronici precedentemente sequestrati agli ex militari.
L’ordinanza sottolinea una problematica ricorrente nell’applicazione delle misure cautelari, evidenziando come la corretta osservanza delle procedure formali sia cruciale per la legittimità degli atti investigativi.
Secondo le indagini della Procura di Brescia, al cuore del caso vi è un presunto intreccio di rapporti tra gli ex carabinieri, operanti in precedenza nella sezione di polizia giudiziaria di Pavia, e l’indagato Sempio durante le fasi cruciali delle indagini.
Le accuse si concentrano su possibili contatti non trasparenti e incontri non documentati, sollevando interrogativi sulla conduzione delle indagini e sulla possibile compromissione dell’imparzialità dell’azione giudiziaria.
Inoltre, emergono irregolarità relative alle trascrizioni di intercettazioni telefoniche, alimentando dubbi sull’accuratezza e l’integrità delle prove raccolte.
Il collegio del Riesame, presieduto da Giovanni Pagliuca, ha disposto la restituzione dei dispositivi sequestrati a Sapone e, in seguito, anche a Spoto, estendendo la restituzione a chiavette USB, hard disk, computer e telefoni cellulari.
Tuttavia, il Tribunale ha confermato la validità di altre disposizioni relative al decreto sui sequestri documentali, specificamente nei confronti di Spoto, indicando una valutazione differenziata delle diverse componenti dell’ordinanza originaria.
Le motivazioni dettagliate dell’ordinanza saranno comunicate entro trenta giorni, promettendo di offrire una più approfondita analisi delle questioni procedurali e giuridiche sollevate.
L’evento riaccende il dibattito sulla delicatezza dei rapporti tra inquirenti, avvocati e magistrati, e sull’imperativo di garantire la trasparenza e l’imparzialità dell’azione giudiziaria, soprattutto in contesti particolarmente sensibili come quello della corruzione in atti giudiziari.



