Lombardia, motore del latte italiano: crescita, resilienza e innovazione.

Il panorama lattiero-caseario lombardo si configura come un pilastro fondamentale dell’economia agroalimentare italiana, un ecosistema complesso che necessita di tutela e valorizzazione.

L’affermazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, sottolinea un principio cardine: la salvaguardia dell’identità territoriale non deve essere percepita come un ostacolo all’evoluzione, bensì come un motore propulsivo per la crescita.

L’aggregazione, quando guidata dalla vocazione locale e dalla collaborazione tra gli attori del settore, può trasformarsi in una risorsa strategica.
La Lombardia, vero cuore pulsante della produzione italiana, ospita quasi un quinto degli allevamenti nazionali (5.975 su un totale di 35.416) e quasi il 40% del parco bovino da latte (580.000 capi).

Questa rilevante presenza si traduce in una produzione che incide pesantemente sul totale nazionale, rappresentando quasi la metà del latte italiano.

Una quota significativa di questa produzione è destinata alla creazione di formaggi a denominazione di origine protetta (DOP), simboli indiscussi dell’eccellenza agroalimentare italiana: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Taleggio e Provolone Valpadana, solo per citarne alcuni.
Nel 2024, la Lombardia ha registrato la consegna di 6,1 milioni di tonnellate di latte, un dato che evidenzia la solidità del settore.
La caratteristica distintiva della produzione lombarda è la prevalenza di strutture di medie e grandi dimensioni.

Le province di Brescia (49% degli allevamenti con più di 100 capi), Mantova (66%) e Cremona (82%) incarnano questo modello, testimoniando una spiccata vocazione all’efficienza e alla specializzazione.
Contrariamente al trend negativo osservato a livello nazionale, con la scomparsa di 12.000 allevamenti dal 2014, il settore lattiero-caseario lombardo, e italiano in generale, dimostra una notevole resilienza.

L’incremento di 39.000 unità nel numero di vacche da latte, corrispondente a un aumento del 2,7%, rappresenta un risultato sorprendente, in netta contrapposizione con la diminuzione registrata nei principali competitor europei come Germania, Francia e Olanda.
Questo dato suggerisce una capacità di adattamento e un potenziale di crescita ancora inesplorato.
Livio Proietti, presidente di Ismea, pone l’accento sull’importanza cruciale dei dati forniti da istituzioni come Ismea e Clal.
La disponibilità di informazioni accurate e tempestive è fondamentale per affrontare le sfide che caratterizzano un settore tanto complesso quanto di eccellenza.
La chiave per trasformare la qualità intrinseca dei prodotti italiani in una reale competitività a livello internazionale risiede nella capacità di fornire agli operatori gli strumenti necessari per comprendere i mercati, interpretarne le dinamiche e reagire con prontezza.

Non si tratta solo di produrre latte e formaggi di alta qualità, ma di conoscere a fondo i meccanismi che regolano il mercato e di saperli sfruttare a proprio vantaggio, preservando al contempo l’identità e le tradizioni che rendono unico il settore lattiero-caseario lombardo e italiano.

La sfida futura è quella di coniugare la salvaguardia del territorio con l’innovazione tecnologica e la sostenibilità economica.

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