La vicenda che coinvolge l’ex magistrato di Pavia, Mario Venditti, si infittisce con un’azione difensiva che mira a contestare la legittimità dell’intervento investigativo disposto dalla Procura di Brescia.
Il provvedimento di perquisizione e sequestro, eseguito venerdì, costituisce il fulcro di una disputa che investe la sua reputazione e solleva interrogativi cruciali sulla separazione dei poteri e sull’imparzialità della giustizia.
L’ipotesi accusatoria, che grava sull’ex procuratore, ruota attorno a un presunto scambio di favori: l’accusa sostiene che Venditti avrebbe percepito una somma compresa tra i 20 e i 30 mila euro per influenzare l’esito di un procedimento giudiziario a favore di Andrea Sempio.
Quest’ultimo, figura legata al fratello di Chiara Poggi, è al centro di un’indagine complessa e travagliata, caratterizzata da archiviamenti e riaperture, attualmente nuovamente sotto la lente dei pubblici ministeri pavesi nel contesto delle indagini sul delitto di Garlasco.
La connessione con questo caso, già di per sé denso di implicazioni e rivoli investigativi, aggiunge un ulteriore livello di complessità alla vicenda.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Domenico Aiello, si appresta a presentare un ricorso al Tribunale per le Misure di Investigazione Preventiva (Riesame) al fine di contestare la validità del decreto di perquisizione e sequestro.
La strategia difensiva si concentrerà probabilmente sulla verifica della sussistenza di elementi concreti e probatori che giustifichino l’esecuzione di tali misure restrittive, nonché sulla valutazione della legittima provenienza dei beni sequestrati.
Venditti, con fermezza, si è proclamato innocente, negando categoricamente qualsiasi forma di comportamento illecito e affermando di non aver mai ricevuto compensi indebiti durante l’intera durata della sua carriera.
Questa dichiarazione, pur essendo una componente essenziale della sua difesa, dovrà essere supportata da prove concrete nel corso del procedimento giudiziario.
La vicenda solleva, inoltre, questioni di portata più ampia, riguardanti i rapporti tra magistrati, le dinamiche degli uffici giudiziari e la potenziale influenza di relazioni personali sull’amministrazione della giustizia.
La trasparenza e l’imparzialità sono principi cardine del sistema giudiziario, e qualsiasi sospetto di compromissione mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il processo, quindi, non sarà solo una battaglia legale per l’ex magistrato, ma anche un banco di prova per l’integrità del sistema giudiziario stesso.
L’esito del ricorso al Riesame sarà cruciale per delineare i contorni di questa complessa inchiesta e per chiarire le responsabilità, seppur provvisoriamente, in gioco.









