L’emergenza climatica ha inferto un colpo devastante al territorio comasco, lasciando dietro di sé un quadro di ingenti perdite economiche che si profilano, secondo stime preliminari del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, superiori ai cento milioni di euro, a carico sia delle casse comunali che dei privati cittadini.
La riunione di coordinamento, tenutasi presso la Prefettura di Como in presenza del Ministro e delle autorità locali, guidata dalla Prefetta Alessandra Locatelli, con l’Assessore Nicola Molteni e il Dirigente Eugenio Zoffili, ha evidenziato l’urgenza di un intervento strutturale e immediato.
Salvini ha sottolineato la necessità di un supporto tecnico rafforzato a favore dei comuni, mettendo a disposizione risorse specialistiche del Ministero per accelerare pratiche burocratiche spesso insormontabili per le amministrazioni locali.
L’impegno del Ministro, come dichiarato a margine dell’inaugurazione della motonave Ambrosiana, si concretizza nella volontà di portare direttamente a Roma le istanze del territorio, agendo da voce del Lago di Como.
Al di là dell’evento meteorologico, intrinsecamente imprevedibile, il focus dell’analisi si è spostato sulle politiche di gestione del territorio e sulla loro efficacia.
La critica più veemente è rivolta a un approccio ambientalistico, percepito come eccessivamente rigido e restrittivo, che impedisce interventi cruciali per la prevenzione dei rischi idrogeologici.
L’accumulo di biomassa stagnante, l’occlusione dei corsi d’acqua e la mancata manutenzione delle aree boschive, denunciate esplicitamente, sono individuati come fattori aggravanti che amplificano l’impatto degli eventi estremi.
La rigidità normativa, che vieta interventi mirati alla cura del bosco, alla rimozione di vegetazione superflua e alla pulizia dei torrenti, è stata definita, in maniera controversa, “pseudo ambientalismo”.
Questa interpretazione critica suggerisce che, in nome di una protezione assoluta dell’ambiente, si stiano trascurando misure essenziali per garantire la sicurezza e la resilienza del territorio.
Il Ministro ha auspicato una revisione delle normative esistenti, promuovendo un approccio più pragmatico e orientato alla gestione attiva del territorio, che concili la tutela ambientale con la prevenzione del rischio e la salvaguardia delle comunità locali.
La collaborazione tra tutte le professioni coinvolte – agronomi, ingegneri, tecnici forestali, amministratori – è stata riconosciuta come fondamentale per affrontare questa sfida complessa e ricostruire un sistema di prevenzione efficace e sostenibile.
L’obiettivo primario è ora quello di garantire un ristoro tempestivo per le vittime dell’emergenza e, parallelamente, avviare un processo di revisione delle politiche di gestione del territorio volto a minimizzare l’impatto di eventi climatici estremi futuri.